Raccontaci di te, professionalmente e personalmente.
Ciao sono Ester, co founder di Lumì Home Fragrances. Dopo una laurea triennale in Graphic Design& Art Direction ho iniziato il mio percorso in azienda lavorando come brand designer nel mondo della GDO per 7 anni. Ora ho deciso di dedicarmi 100% a Lumì il mio brand di candele e fragranze per ambiente.
Ho sempre avuto una passione spropositata per le candele, ricordo di un viaggio a NY quando avevo solo 12 anni che non desideravo altro che andare nei negozi di candele di marchi che in italia ancora non erano presenti per poterle comprare.
Durante il covid trascorrendo tanto tempo in casa ed utilizzandone tante, mi sono accorta che non c'erano sul mercato prodotti di alta qualità, realizzati in cera di soia e fragranze persistenti e che avessero un prezzo accessibile. Così ho iniziato a pensare e sperimentare. Nel frattempo ho incontrato Davide, il mio compagno abbiamo quindi unito le forze e dato vita al brand.
Qual'è il significato di successo per te?
Il significato del successo credo sia portare nel mondo qualcosa che conti in primis per noi stessi e che rispecchi i nostri valori.
Attraverso i miei prodotti vorrei far capire alle persone l’importanza di dedicarsi del tempo, dei momenti e di creare un ambiente confortevole in casa attraverso le fragranze o accendendo una candele per rallentare dalla vita frenetica in cui ci troviamo ogni giorno.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Ciò che amo di più del lavoro è che mi da la possibilità di spaziare in tanti ambiti diversi, dalle fragranze, allo sviluppo prodotto passando per gli shooting e la comunicazione social. Ogni giornata è diversa dalle altre e questa cosa mi piace tantissimo.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe" ?
Il consiglio che darei e che forse avrei dovuto dare anche a me stessa qualche tempo fa è: non aver paura del giudizio degli altri. Se sei convinta di ciò che stai creando e riesci a vedere il valore che porta nel mondo non hai nulla da temere.
Il tuo motto da #badasswoman ?
Il mio motto che è un pò quello che mi ripeto ogni mattina come un mantra è “do it for your future self ”.
Gli obiettivi che siano personali o professionali si raggiungono a piccoli passi, giorno dopo giorno e con tanta resilienza.
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Sicuramente le ballerine Margot super calde perfette per questo inverno, gli stivali in printed cocco Aisha e il modello Alessia perfetti da abbinare con gli abitini per le feste natalizie.
Raccontaci di te, professionalmente e personalmente.
Sono Isabella, 25 anni freschi freschi, ho sradicato le radici dalla Puglia 6 anni fa ed eccomi a Milano.
Nella vita sulla carta sono una consulente strategica per brand e aziende, questo mi ha portato ad aprire un’agenzia di comunicazione per supportare al meglio quest’ultime. Lavoro come fashion creator su ig da poco più di tre anni e dalla pandemia ho iniziato ad effettuare consulenze di stile! Diciamo che mi definisco una wardrobe stylist, questo mondo mi ha sempre affascinata, ma non ho mai voluto intraprendere questa carriera per editoriali o campagne, ma per donne e ragazze che hanno bisogno di freschezza nel loro guardaroba ed aiutarle a tirar fuori semplicemente loro stesse! Quindi in sintesi, da queste parti non ci si annoia mai.
Qual'è il significato di successo per te?
Riuscire a prendersi del tempo per dedicarsi tempo.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
In ognuno c’è qualcosa di diverso, ma alla fine quello che accomuna tutti sono i sorrisi. Dei clienti quando raggiungono degli obiettivi, di quando una campagna performa bene e mi rappresenta, delle mie clienti nel post consuelnza che non vedono l’ora di sperimentare i look creati insieme.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe" ?
Spegni il telefono la domenica, sii sempre curiosa, prendi ispirazione ovunque e da chiunque. Chiama la nonna più spesso!
Il tuo motto da #badasswoman ?
Più che motto, me lo disse una volta una mia amica e sinceramente da quel momento me lo ripeto sempre” la paura di fare qualcosa è solo paura”
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Facilissimo.
Lo stivale cioccolato alto. Must have nel mio armadio. Anche chiamato Oriana.
Federica biscotto che indosso rigorosamente con jeans.
La ballerina Eleonora evergreen di stagione e sempre.
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Mi chiamo Alessia e mi conoscete sui social come Selvaggia May. Questo è il nome della mia azienda ma anche un po’ il mio alter ego perché nella vita lavorativa sono una reseller di borse di lusso second hand e appassionata al mondo luxury mentre nella vita quotidiana sono una studentessa di medicina e amante degli animali.
Qual'è il significato di successo per te?
La mia idea di successo è la serenità lavorativa.
Quando sei appagato e felice del tuo lavoro, hai raggiunto il successo. Io mi sono creata da zero e so che la mia attività può crescere e modificarsi in molti modi diversi ma io vivo nel qui e ora e in questo momento io mi ritengo soddisfatta di ciò che ho creato e che porto avanti.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Mi piace non solo l’idea di dare una seconda vita ad oggetti di valore ma l’idea che quel determinato oggetto può portare un effettivo valore immateriale alla persona che lo acquista. Si compra una nuova borsa per festeggiare un compleanno, una laurea, un successo… o semplicemente perché in quel periodo ci si sente di meritarla. Ecco, la cosa che più amo del mio lavoro è pensare di far esaudire un piccolo sogno a qualcuno.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe" ?
Io non ho mai sognato di essere una commerciante e imprenditrice, tant’è che avevo scelto la strada di medicina. Ma mi sono portata avanti negli anni questa passione per le borse fino a farla diventare il mio effettivo lavoro. Quindi se dovessi dare un consiglio per intraprendere qualsiasi tipo di attività sarebbe: avere passione in ciò che si fa.
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Quelli che ho già:
- Aisha color cioccolato, abbinabili a tutto
- Alessia color cognac, il mio nome e la mia stagione armocromatica
- Federica neri, intramontabili
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Dagli anni dell’università, al Politecnico di Milano, mi sono iniziata a interessare al mondo della sostenibilità, ho iniziato a informarmi, a pormi domande e ho trovato la riposta, nel mio piccolo, attraverso il lavoro che mi sono creata.
Sono molto attaccata alle mie radici ma vivo proiettata nel futuro, nei cambiamenti, amo rincorrere la vita e tirarne fuori tutto quello che ha da offrirmi.
Qual'è il significato di successo per te?
Successo per me significa personale soddisfazione. Ci tengo a sottolineare “personale” perché sono sicura che il successo sia qualcosa che viene dagli altri, è la notorietà che ci si costruisce tramite il messaggio che si veicola. Ma il successo più importante è quello che si percepisce dal nostro giudice piu severo: noi stessi.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Del mio lavoro amo la genuinità e l’indipendenza. Avere un brand di upcycling e sentirsi impegnata ogni giorno nella battaglia per il cambiamento della moda mi fa sentire viva. La noia nel mio lavoro non esiste e c’è ogni giorno qualcosa di nuovo da imparare sia dai piccoli successi che dalle brevi sconfitte.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe" ?Attenta a dove metti i piedi. I sentieri tutti dritti non mi sono mai piaciuti, però con “la scarpa” giusta possiamo arrivare ovunque!
Il tuo motto da #badasswoman ?
Il mio motto è: Do ONE thing everyday that scares your family, friends or colleagues. Diciamo che odio prendermi troppo sul serio e cerco di fare qualcosa di nuovo ogni giorno della mia vita.
Sono da sempre una persona entusiasta della vita, che non si abbatte mai, una vulcanica. A 46 anni ho deciso di lasciare l’azienda di famiglia perché, dopo 26 anni passati a dirigere la parte amministrativa ho sentito che stavo stretta in quel posto, amavo moltissimo il mio lavoro ma non ero più in sintonia con i miei soci/familiari e quindi la scelta più naturale è stata quella di lasciare tutto e ricominciare da zero. Il mio benessere è quello che conta di più per me e non potevo rimandare oltre. Ho deciso di creare una linea cosmetica esclusiva che si basi sui principi attivi del Fico d’India di Sicilia, una pianta che ho amato sin dal mio primo viaggio in Sicilia nel 1997 e che ha moltissime proprietà, poco conosciute e sottovalutate. A questo abbino la mia passione sin da bambina per la scrittura e ciò mi ha portato a pubblicare tre libri autobiografici di cui uno in forma di fumetto, il mio fumetto tutto in giallo come me: La Cipi, per diffondere con facilità il messaggio positivo e resiliente, ancora prima che il Covid ne inflazionasse il significato
Qual'è il significato di successo per te?
Il successo per me significa essere sempre se stessi e realizzare i propri sogni, quasi mai agevolmente, sia ben chiaro, ma se ci credi davvero devi essere disposta a pagare il prezzo del sacrificio per realizzare ciò che ti fa alzare felice dal letto la mattina. Il successo per me è aiutare gli altri anche grazie alla scrittura, non facendoli sentire soli perché magari leggendo la mia storia possono trarre qualche spunto e non fare gli errori che ho commesso io…ecco questo è il successo per me. I soldi non sono mai il primo obiettivo, sono una conseguenza del fatto che una persona fa ciò che ama con passione e appunto resilienza e questo fa tutta la differenza del mondo
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Amo il mio lavoro perché mi permette di fare ciò che mi piace di più, senza vincoli, senza orari. Questo mi consente anche di gestire un problema di salute che ho scoperto nel 2008: l’Endometriosi, una patologia che mi ha imposto di fare i conti con me stessa, con le mie fragilità, con il dolore. Un’altra mia missione è proprio questa, aiutare le donne a prendere consapevolezza di questa patologia, diffonderne la conoscenza, creare sorellanza.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe" ?
Vorrei consigliarle di non mollare mai! Come dice una delle mie vignette tutte le ore belle o brutte che siano hanno una durata di 60 minuti e bisogna essere pazienti e determinate nel sapere aspettare in maniera attiva che passi ogni temporale. Ciò non significa aspettare nell’autocommiserazione, l’importante è trovare sempre un modo per mettere in evidenza le cose positive di ogni situazione. Qualcosa si può risolvere, qualcos’altro deve essere accettato così come è perché magari non dipende da noi (ad esempio la malattia) ma c’è sempre qualcosa di positivo in ogni esperienza della nostra vita, ne sono fermamente convinta.
Il tuo motto da #badasswoman ?
Naturalmente “Mi piego ma non mi spezzo e ricomincio da me” il titolo non a caso di due dei miei libri
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022.
Ho avuto modo di sbirciare la nuova collezione Estiva SS23 e il mio modello preferito uscirà a breve!
]]>Vengo da un piccolo paese della Romagna, dove sono cresciuta tra mare, scuola e pallavolo - mia grande passione da sempre - ma mi sono poi trasferita a Roma per studiare Business Management presso l’università LUISS Guido Carli. Subito dopo l’università ho iniziato a lavorare in consulenza, e mi sono formata principalmente in Boston Consulting Group, dove ho conosciuto Ciro Di Lanno, con cui qualche anno dopo ho fondato Mirta. Grazie alla carriera in BCG ho potuto viaggiare molto, ed è proprio in quel periodo all’estero che ho capito quanto fosse importante valorizzare ciò che il nostro paese ha di bello da offrire. Così è nata l’idea di portare le eccellenze locali su mercati internazionali attraverso Mirta.
Qual è il significato di successo per te?
Per me il successo equivale al raggiungimento dei propri sogni ed obiettivi, oltre che riuscire con la propria idea a portare un contributo positivo alla società. Costruire qualcosa di proprio significa fare tanti sacrifici ma avere poi tante soddisfazioni: con Mirta riusciamo a supportare le realtà locali e a portare le loro eccellenze in tutto il mondo e questo, per me, è grande motivo di soddisfazione. Parlare con brand e proprietari di boutique, entrare nel loro mondo, e portare un cambiamento positivo è ciò che mi rende più fiera e determinata a portare avanti la nostra mission. Cosa ami di più del tuo lavoro? Fin dal primo giorno mi è sempre piaciuto essere in contatto con i clienti. Il valore umano e il servizio offerto è al centro del lavoro di Mirta, per questo non ho mai abbandonato il contatto diretto con chi ripone fiducia in noi ogni giorno. Parlare con i clienti mi permette di toccare con mano il risultato e il valore di ciò che facciamo e di avere molti input che possano aiutare a migliorarci.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe" ?
I consigli che darei sono un pò anche quelli che avrei voluto ricevere io un paio di anni fa quando ero ancora incerta sul futuro. Il primo consiglio è di non aver paura dei rischi e di sognare in grande. Io stessa avevo molta paura dell’incertezza legata al mondo dell’imprenditoria ma poi mi sono resa conto che il coraggio che ho avuto in determinate situazioni mi ha aperto delle bellissime opportunità. Il rischio a volte spaventa, ed è normale che sia così, ma spesso oltrepassato l’ostacolo si scoprono grandi sorprese e il fatto di averle raggiunte superando una grande paura permette di avere una soddisfazione ancora più grande. Altro consiglio importante è quello di circondarsi di persone di talento, curiose e con tanta passione. Una grande idea non può esistere senza un grande team che ti aiuta a realizzarla. In ultimo, bisogna essere convintissimi dell’idea che si ha e al tempo stesso essere flessibili e pronti al cambiamento. Sicuramente mi sento di dire che tutto è possibile se accompagnato da pazienza, fiducia e tanti grandi sogni!
Il tuo motto da #badasswoman ?
Una frase che ripeto spesso a me stessa è “raise your bar”. Spesso noi donne siamo portate, o almeno io lo sono, a sottovalutare le mie capacità e a limitare l’orizzonte di ciò che mi sembra possibile. Per tanto tempo mi sono sentita troppo piccola per poter sognare in grande. Ma ogni tanto ricordo a me stessa che quello che ho raggiunto l’ho fatto perchè ho avuto il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo. E che dovrei farlo più spesso.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022?
Gli stivali Ally, classici, eleganti e senza tempo; Mia, una scarpa così è necessaria in qualsiasi armadio; Charlotte, un classico versatile ed elegante.
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Fin da quando ero bambina, sono stata una persona curiosa, creativa e testarda. Ho frequentato una scuola internazionale che mi ha spinto ad avere una mentalità aperta e una predisposizione al rischio.
La mia curiosità mi ha portato ad avere numerosi interessi e a voler sempre sperimentare e scoprire nuove cose. Ad esempio, ho imparato a cucire quando mia madre si rifiutava di comprarmi nuovi vestiti, e ho approfondito le questioni relative all'impatto ambientale dell'industria della moda.
La mia determinazione mi ha permesso di perseverare nelle mie idee e di affrontare le sfide con determinazione. Penso di essere una persona motivante che affronta la vita con entusiasmo e voglia di crescere.
Crescendo in una famiglia di imprenditori, ho imparato fin da piccola l'importanza di non considerare il lavoro come un obbligo, ma come una vocazione e un'opportunità per crescere.
Appena ho avuto l'opportunità, sono andata all'estero spinta dalla mia curiosità di uscire dalla mia zona di comfort, imparare nuove lingue e conoscere nuove culture. Ho studiato economia a Barcellona e successivamente ho lavorato nell'industria che mi incuriosiva di più, la moda.
Durante la prima quarantena, con molto tempo a disposizione, ho scoperto il mondo dell'upcycling e ho subito sentito una vocazione a sostenerlo e diffonderlo. Così, nel luglio 2021, ho fondato APPCYCLED, una piattaforma che investe in designer che creano moda attraverso il riciclo creativo.
Qual'è il significato di successo per te?
Per me, il successo è un'emozione interna, non il semplice raggiungimento di un obiettivo oggettivo. Significa essere orgogliosi del proprio impegno, migliorarsi costantemente e imparare dai propri errori. Inoltre, per me il successo consiste nell'avere un impatto positivo sugli altri, sul pianeta e su se stessi.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Essere imprenditrici significa mettersi in gioco e essere disposti ad affrontare un lavoro che varia nel tempo, non solo durante la giornata, ma anche negli anni. Quando si cresce, bisogna essere pronti a reinventarsi sempre e ad imparare nuovi ruoli e nuove competenze. Personalmente, amo la possibilità di interagire con molte persone che stimo e dalle quali vorrei imparare sempre di più. Inoltre, amo la possibilità di sostenere temi in cui credo fermamente, che fanno bene all'ambiente e alla società.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue “scarpe” ?
Il mio consiglio sarebbe di fare il primo passo e non tirarsi mai indietro per paura di fallire, perché spesso il fallimento può essere un'esperienza positiva e un'opportunità per migliorarsi e imparare qualcosa di nuovo. Non bisogna aspettare il momento perfetto perché si rischia di non arrivare mai. E’ importante non lasciare i propri sogni nel cassetto, come le scarpe nell'armadio per paura di rovinarle, perché quando finalmente vogliamo indossarle, potrebbe essere troppo tardi, potrebbero essere fuori moda, o fuori misura. Bisogna avere il coraggio, essere determinate e pronte ad affrontare le sfide che si presentano lungo il percorso, sempre con la consapevolezza che si può imparare da ogni esperienza e crescere nel proprio percorso.
Il tuo motto da #badasswoman ?
L’unico sbaglio che tu possa fare è non fare qualcosa per paura di sbagliare.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022.
Io sono una grande amante degli stivali e stivaletti quindi i miei prodotti preferiti di Mychalom fall winter 2022 sono sicuramente gli stivali ALLY e Ginevra, due must have nell’armadio, due bellissimi stivali classici, con tacco più alto per le giornate dove abbiamo bisogno di una spinta in più e più comodo per le giornate più impegnative. L’altro prodotto che amo è il tronchetto Ursula che sta bene con tutto.
]]>F. Sono Federica Fiorentini, co-founder e creative director di Silence Please, un brand di pigiami in seta per uscire. Mi sono laureata a Roma in Economia e Gestione delle Imprese e successivamente mi sono trasferita a Londra dove ho conseguito un master in Fashion Media Production al London College of Fashion. Ho sempre avuto una grande curiosità di scoprire, viaggiare, fare esperienze e conoscere storie e persone nuove. Mi piacciono molto anche le sfide. Dopo aver lavorato nel mondo della moda per altri brand, nel 2020 ho deciso di credere nel mio progetto personale e non potrei essere più felice di condividerlo con la mia migliore amica.
L. Ciao sono Ludovica Del Prete un’imprenditrice italiana. Ho 30 anni e svolgo questo lavoro da quasi tre anni.
Tutto è nato da un’idea, più che idea lo chiamerei bisogno. Il bisogno di trovare dei pigiami belli comodi ed eleganti da indossare di giorno e di notte. Non trovandoli in alcun negozio ho espresso il mio bisogno alla mia migliore amica Federica. Era già da qualche anno che mostravo un discreto malessere o più che altro noia nei confronti del mio lavoro, mi occupavo di arte.
Mi trascinavo da un progetto all’altro alla ricerca di un po’ di emozione e sentimento.
Federica non so se per gioco - ma lei ammette di averlo detto seriamente - mi dice: "dai facciamoli noi!"
Da lì la mia mente ha iniziato ad elaborare un nome che potesse essere giusto per questo progetto o grande avventura e tutto ciò che era utile per visualizzarlo.
Qualche mese dopo una notte d’estate sogno di dire con tono esaltato: "Silence, Silence Please". Da lì quel nome non mi ha mai abbandonato.
In seguito arriva il Covid, chiusa in casa cerco di concentrarmi di più su questo progetto e con Federica decidiamo di partire. Ci crediamo e da lì tutto è partito.
Qual'è il significato di successo per te?
F. Successo è riuscire a raggiungere i propri obiettivi professionali e personali grazie alla passione e al sacrificio facendo accadere ciò che si desidera e costruendo qualcosa di significativo.
L. Diciamo che il successo è tutto ciò che soddisfa le tue aspettative. Ho sempre avuto delle aspettative molto alte nella mia vita e non sapendo come poterle raggiungere mi dava un senso di frustrazione immenso. Adesso è tutto più chiaro. Spero di raggiungere i miei obiettivi, di pormene sempre di nuovi e di essere soddisfatta di me stessa.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
F. Amo tutto del mio lavoro. Il fatto stesso di essermelo creato, di avere la possibilità di decidere come gestire il mio tempo, avere le giornate piene e sempre diverse tra loro.
L’emozione e la soddisfazione più grande è vedere le donne innamorarsi di Silence Please.
L. La libertà del poter decidere e del dare una direzione che è solo mia
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe" ?
F. Di essere sempre entusiasta e di continuare a farsi stupire dalla vita - non smettere mai di sorprendersi e fare il pieno di energie!
L. Non mollare mai. Ci saranno giorni difficili in cui tutto sembra impossibile.
Basta superare un ostacolo alla volta poi si arriverà sempre in cima.
Il tuo motto da #badasswoman ?
F. Chi non rischia non vince
L. “Chi non risica non rosica”
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022.
F. Stivali Diamond perfetti per un pigiama party e le Clogs Nocci, trendy e molto stylish.
L. Dyamond, Mia, Nocci
]]>Mi chiamo Chiara Maggio, ho quasi 31 anni e diverse passioni, tra cui forse la più importante e duratura è sempre stata relazionarmi con le persone, ascoltarle e dialogare con loro. Scoprire diverse prospettive da cui osservare il mondo e co-costruire significati più ampi. Penso sia stato questo a spingermi verso il mondo della psicologia clinica, che ho prima approfondito con gli studi universitari e la formazione specialistica, e che ho poi sperimentato in tante differenti forme nelle esperienze lavorative successive. Ho lavorato con adolescenti e adulti, sia nel campo delle neuroscienze che in quello del supporto psicologico e dell’educazione, e quando sono poi approdata nel 2021 all’ambizioso progetto di Green Vibes, penso di aver unito tutto ciò che avevo imparato da queste esperienze ai valori che mi avevano sempre animata fin da giovanissima. Il progetto di Green Vibes è nato dal desiderio di fare la nostra parte nell’intersezione tra due campi molto complessi e sfidanti: quello della sessualità e quello della sostenibilità. Entrambi questi mondi sono incatenati ancora oggi a cliché, pregiudizi e non detti che rendono davvero complesso il dialogo aperto e l’informazione. Abbiamo accolto la sfida e creato una piattaforma che offrisse un'esperienza a 360° della sessualità, attraverso corsi e consulenze dedicate all’educazione sessuale e all’esplorazione del desiderio, affiancati da una proposta di sex toys sostenibili per l’ambiente e per la persona.
Qual è il significato di successo per te?
Successo per me è quel cambiamento che è reso possibile dalla collaborazione tra persone; è condividere valori e co-costruire un futuro più sostenibile per tutti e per tutte, più inclusivo e accogliente; è sentire di aver contribuito a rendere più leggero e sereno il percorso di vita delle persone.
Penso che essere imprenditrici sia una grande responsabilità: soprattutto quella di educare ad un nuovo modo di fare business, di guardare alle persone, ai problemi, alla società. La responsabilità di suggerire un modo più accogliente, che consideri emozioni e psiche delle alleate invece che degli ostacoli da zittire.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Del mio lavoro amo la divulgazione e il contatto con la gente: condividere con le persone un’idea di sessualità più lenta e su misura, che rispetti quelli che sono i loro reali bisogni, desideri e ritmi, e che ci permetta insieme di abbattere tabù e stereotipi culturali, imparando a vivere con più libertà. Il mio desiderio è quello di affiancare le persone nel loro percorso di ricerca di autenticità e di contatto con le parti più profonde di loro stesse, quelle parti che a volte dimentichiamo, o che crediamo “sbagliate” perché non rispecchiano le aspettative della nostra società.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe"?
Avere paura del cambiamento è normale. Ne ho sempre avuta tantissima e, per questo, rimuginavo a lungo su ogni idea, possibilità, potenziale azione da intraprendere, impedendomi così di agire e “realizzarmi”. La verità è che l’unica soluzione che ha funzionato è stata smettere di pensare e buttarmi. Provarci.
Siamo immerse nella società della performance che ha reso intollerabile il pensiero di poter fallire, ma quel che ho imparato è che di per sé il fallimento non esiste: ogni esperienza ci permette di crescere, di ri-direzionare le nostre azioni per seguire i nostri desideri più profondi e di sentirci così persone sempre più complete e fiere di noi stesse.
Il consiglio che darei ad una Donna è di raccogliersi in uno spazio di silenzio, lontano da parole, consigli, social network, e ascoltare se stessa, ciò che la infuoca, appassiona e che la muove nel profondo. E a quel punto, respirare e fare il salto. Richiede coraggio, ma ne abbiamo molto più di quanto ci concediamo di vedere.
Un altro consiglio che mi sento sempre di dare è che la psicoterapia è uno strumento prezioso che può fare davvero la differenza nel proprio percorso, non solo quando non ci si sente a posto. A me ha cambiato la vita e sono sicura possa aiutare tantissime persone a trovare la propria strada.
Il tuo motto da #badasswoman?
Non so se si può ritenere un motto vero e proprio, ma sicuramente è un pensiero che mi ripeto spesso: la vita è troppo bella per essere vissuta in modo non autentico. Perciò prometto di ascoltarmi con attenzione, di superare i muri delle paure e delle aspettative sociali, e di incamminarmi verso ciò che desidero. E auguro ad ogni persona di riuscire a promettersi e raggiungere questo traguardo!
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022.
I miei tre articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022 sono senza dubbio gli stivali Fortune perché sono selvaggi e un po’ bohémien, i tronchetti Ursula perché sono pratici e sicuri di sé, e le scarpe con tacco e cinturino Odette perché hanno un sapore retrò elegantissimo. Penso sia magico come ogni persona possa mostrare una parte differente di sé attraverso le scarpe che indossa.
]]>Sono Francesca beretta founder e creative director di the nour.
Dopo aver lavorato per un paio di brand nel 2021 ho capito che era arrivato il momento di raccontare la mia storia attraverso la moda.
]]>Sono Francesca beretta founder e creative director di the nour.
Dopo aver lavorato per un paio di brand nel 2021 ho capito che era arrivato il momento di raccontare la mia storia attraverso la moda.
Qual è il significato di successo per te?
Avere successo per me significa fare ciò che ami nella vita e creare qualcosa di significativo.
Con il brand spero di cambiare la percezione che si ha della donna oggi.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Quello che amo di più del mio lavoro sono la libertà di espressione e l’emozione che provo quando vedo che una donna si sente bella e sopratutto rappresentata nei miei capi.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe”?
Di essere sempre voi stesse e di non mollare mai perché la strada per raggiungere i propri sogni è sempre in salita
Ma se arrivi in cima “la vista è pazzesca”
Il tuo motto da #badasswoman?
Accetta la grande avventura di essere te stessa
Sii intraprendente e non smettere mai di combattere
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022.
Lo zoccolo fefi perfetto per i nostri look e lo stivale Ellis
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Qual'è il significato di successo per te?
Il successo, per me, è l'abilità di vivere la tua vita nel modo in cui tu desideri viverla. Facendo quello che più ti appassiona. Circondato da persone che ammiri e rispetti.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Quello che amo di più nel mio lavoro è l'indipendenza e la libertà, posso scegliere come gestire il mio tempo e come investirlo.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe"?
Quello che consiglierei ad una donna che vuole essere imprenditrice è di non avere paura del fallimento. Tutti i più grandi imprenditori hanno dovuto sbagliare per arrivare dove sono oggi ed ovviamente secondo me il segreto è non arrendersi mai, persistere ed essere costanti è la chiave del successo.
Il tuo motto da #badasswoman ?
Il mio motto è "Try Again", sempre nell'ottica di quello che menzionavo sopra: il segreto è riprovare e migliorarsi finchè le cose funzionano.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022.
Ho avuto l’onore di avere uno spoiler della nuova stagione estiva, le mie scarpe preferite usciranno presto, non vedo l’ora!
Sono nata in un piccolo paesino in provincia di Bergamo, da un padre medico ed una madre insegnante. Sin da subito ero innamorata della natura: mi piaceva stare all'aria aperta a giocare, camminare nei boschi d'estate e sciare di inverno. Lo sport ha sempre esercitato la sua influenza su di me: da piccolina ero un'atleta di pattinaggio sul ghiaccio e passavo la maggior parte della settimana ad allenarmi in pista: questa passione si è poi evoluta durante l'università e sono diventata insegnante FISG, allenando sia i bambini che adulti. Con l'università mi sono trasferita a Milano ed ho coltivato un'altra grande passione: la moda. Ero affascinata non solo dall'allure creativo ed espressivo del settore, ma anche dal lato più sperimentale, innovativo e scientifico. Così i materiali ed i tessuti hanno cominciato a farsi spazio e a suscitare la mia curiosità. Durante la laurea ho effettuato due tirocini, uno per una piccola realtà milanese di calze di lusso ed il secondo per un brand del lusso, perché mi incuriosiva capire sul campo la differenza tra una realtà a conduzione familiare ed una grossa azienda.
Dopo la laurea ho partecipato al concorso BMW Creative Lab powered by Napapijri, un progetto in cui dovevamo disegnare capi d'abbigliamento per commuter urbani e successivamente ho cominciato a lavorare per uno studio di progettazione Milanese come Project Manager. Lo studio era specializzato in allestimenti per eventi, ed il suo fondatore, Luca, è stato per me un mentore perché mi ha mostrato cosa significa evolvere e seguire le proprie passioni. Di lì a poco avrebbe trovato una location stupenda e l'avrebbe adibita a tempio dello Swing, ed ho avuto la possibilità di affiancarlo in questo passaggio e trasformazione di vita.
In me nasceva l'esigenza di cambiare e crescere, così mi licenziai e, insieme all'altra socia, prendemmo in mano quella che sarebbe diventata Fili Pari, la startup fashion tech che utilizza la polvere di marmo per creare tessuti e capi d'abbigliamento innovativi.
Qual'è il significato di successo per te?
Ti dico la verità: non appena ho letto la domanda sono subito andata a leggere il significato su Treccani, che indica: Esito favorevole, buona riuscita, e ancora: opera, impresa, attività che ha conseguito risultati particolarmente felici.
In realtà, la mia idea di successo non si limita solo ad una buona riuscita di un progetto o di un'azione a risultati felici, ma è strettamente correlata alla soddisfazione che il percorso intrapreso mi provoca.
Successo per me è esplorare nuovi orizzonti, tracciare vie inesplorate e provare un sentimento di riconoscimento verso un percorso arricchente. Provare soddisfazione per l'obiettivo raggiunto e per la modalità con cui si è raggiunto.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Sono affascinata dai lavori dinamici, creativi, che danno la possibilità di esprimere più sfaccettature.
In una giovane Startup le attività da fare sono diverse e molto eterogenee: dalla selezione dei marmi alle prove di laboratorio, dai test di prodotto sui nostri tessuti in marmo al coordinamento della collezione di abbigliamento, ed infine la comunicazione, la vendita, la logistica: non c'è mai da annoiarsi!
Ciò che amo di più è proprio la sinergia tra creatività e progettualità: la possibilità di mettere in gioco la creatività, utilizzando però una progettualità e metodo scientifico che mi sono cari.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe" ?
Il più importante tips a mio parere è quello di allenarsi all'informazione. Nel momento in cui si sceglie di fare impresa sono tante le tematiche da affrontare e ovviamente molte di queste non si conoscono. Per me è stato molto prezioso fare ricerca, conoscere le dinamiche, capire quali sono i passi da fare, informarmi sulle varie tematiche per farmi una mia idea. E, nondimeno, confrontarmi con professionisti e creare un rapporto continuativo che mi aiuti a crescere e a far crescere l'impresa.
Il tuo motto da #badasswoman ?
Knowledge is a treasure, but practice is the key to it.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022.
Lo stivale bianco MEGAN, perfetto per gli appuntamenti di lavoro, che con il suo effetto lucido dona luminosità ed un tocco grintoso al mio outfit.
La scarpa MIA, per le serate più mondane, che grazie alla sua forma ed al tessuto glitter argento mi fa sentire più sparkling ed infine il tronchetto FEFE nero, perchè si abbinerebbe benissimo alla mia giacca preferita Carola che abbiamo appena lanciato, realizzata in polvere di marmo.
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Fin da quando sono adolescente mi è sempre piaciuto impegnarmi nelle cose che mi appassionavano e ho iniziato a lavorare molto presto perché - grazie al lavoro - sentivo di poter esprimere la mia personalità, di poter dare sfogo alle mie passioni e raggiungere una certa indipendenza che, fin d’allora, ho sempre considerato fondamentale.
Per questo, nonostante io abbia solo 30 anni, ho già avuto la fortuna di sperimentare diversi ambiti e percorsi nel mondo lavorativo, in realtà corporate a respiro internazionale, aziende familiari e startup.
Dal punto di vista personale, invece, dedico particolare attenzione al mio benessere e ritengo che la soddisfazione professionale sia un tassello fondamentale per questa condizione, pur impegnandomi a mantenere sempre un equilibrio con la mia vita privata.
Qual'è il significato di successo per te?
Creatività ed entusiasmo credo siano i caratteri che mi contraddistinguono in ambito professionale e, per questo motivo, mi trovo spesso a confrontarmi con idee nuove che - un giorno - mi piacerebbe poter esplorare (con rischio di annessi fallimenti).
A parte gli scherzi, imparare dagli errori, ripartire, migliorarsi e reinventarsi in modi sempre nuovi mi crea eccitazione e mi dà lo spirito per affrontare le mie giornate.
In particolare, il mio focus è verso il mondo ambientale ed ecosostenibile, quindi vorrei arrivare a concentrare le mie esperienze in progetti ambientali e sociali e vederne i risultati: ecco questo lo vedo come il più grande successo che io possa raggiungere.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Partirei da cosa non amo: ho avuto un lavoro che mi faceva odiare alzarmi dal letto la mattina, non sono durata più di 8 mesi…essere costretta in una realtà opprimente (per quanto, anche questa, sia sta un’esperienza formativa ed utile per il mio percorso e la mia crescita professionale) era innaturale.
Per questo oggi mi piace vedere come posso dare sfogo a lati diversi del mio carattere e della mia inventiva, ritagliarmi ruoli differenti, anche con competenze e responsabilità diverse che, in un modo o nell’altro, si incrociano e si completano.
Avere flessibilità e prospettive diverse è molto importante per me, mettermi in gioco e imparare sempre cose nuove, credo che mi consenta di dare il meglio di me.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe" ?
Obbiettivi chiari, ascolta il tuo istinto - tanto nella vita privata quanto in quella professionale - per conoscere te stessa e scoprire cosa ti rende felice (è un processo ongoing e anche io, ovviamente, ci sto ancora lavorando).
Credo che per una donna, soprattutto, sia fondamentale potersi nutrire di cose che portano ispirazione, positività e, in generale, benessere nella vita di tutti i giorni, così da poter assorbire le giuste energie dalla vita personale per poterle riversare nella propria professione e nelle proprie passioni.
Il tuo motto da #badasswoman ?
“Don’t be intimidated by what you don’t know. It can be your greatest strength, ensure that you do things differently from everyone else.” - Sara Blakely
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022.
Ally, Fefe and Odette
]]>Giorgia Fiore, 33 anni Napoletana, sono una persona iper curiosa, e l’estetica è la mia religione.
Sono fashion designer, e condivido tantissimo sui social media, ho da quasi un anno una start up con le mie cugine Mara e Gaia come socie. E ci occupiamo di second hand, partendo dall’archivio delle donne della nostra famiglia.
Qual è il significato di successo per te?
Qualcosa che non credo di riuscir a limitare, in questo momento il mio successo personale è fare esattamente il lavoro che voglio e con i tempi che voglio. Domani potrei desiderare sviluppi professionali diversi, o dare peso a cose diverse, e lavorerò per ottenerli. Forse questo è anche un po’ il successo. Non qualcosa che si raggiunge ma qualcosa per cui si lavora costantemente!
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Che muta costantemente e che è plasmabile. Non si può mai restare fermi, ma si può stabilirne i tempi in un certo senso.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe"?
Confrontatevi, fate squadra, ma determinante voi quale deve essere il vostro percorso, sapete solo voi dove volete arrivare
Il tuo motto da #badasswoman ?
aime toi, perdone toi.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022.
Per ricoprire le mie tre personalità ;-)
-Stivale chloe
-Odette in vernice nera
-Fefe in bordeaux
]]>Sono napoletana e ho 30 anni. Dopo essermi laureata in Psicologia Clinica, nel 2016, presso l’Università La Sapienza di Roma, ho scelto di trasferirmi a Londra per provare esperienze nuove e uscire dalla mia comfort zone. Nel Regno Unito ho lavorato come research assistant, oltre che in diverse cliniche psichiatriche e charities, ed è stato lì che a un certo punto ho sentito l’esigenza di rivolgermi a uno psicologo. Grazie a questo scontro con la realtà - costi esorbitanti richiesti per le sedute o lunghe liste d’attesa - ho capito che volevo aiutare chi, come me, si era trovato a vivere un’esperienza simile, rendendo quanto più accessibile possibile la terapia psicologica grazie alla tecnologia.
Sono sempre stata una persona curiosa per natura, avevo tanti sogni diversi quando ero più piccola, ma da adolescente ho iniziato a maturare il desiderio di studiare psicologia e diventare psicologa clinica: non mi stanco mai delle persone, la psicologia non è mai monotona e, anzi, straordinariamente affascinante.
Qual è il significato di successo per te?
Per me successo significa poter fare le cose bene, poter raggiungere e aiutare quante più persone possibili grazie alla terapia online, ma anche poter diffondere messaggi di forza e fungere da cassa di risonanza, attraverso la mia storia, per tantissime donne che sognano per se stesse una carriera nel mondo dell’imprenditoria.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Dar vita a Unobravo e fare imprenditoria mi hanno permesso di scoprire tante cose su me stessa, dandomi tanta fiducia, oltre alla possibilità di aprire i miei orizzonti e di mettermi alla prova in tantissimi aspetti. Sono estremamente grata di lavorare per poter offrire un servizio d’eccellenza alle migliaia di pazienti che scelgono di affidarsi a Unobravo. E sono orgogliosa di poter dare un contributo reale affinché avvalersi di un supporto psicologico sia considerato “normale”: esistono ancora troppi tabù e credenze errate legati al tema della salute mentale, che portano a non prenderci cura del nostro benessere.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe" ?
Il primo consiglio è sicuramente quello di studiare, viaggiare e scoprire, uscire dalla propria comfort zone e rischiare. Essere curiosi e scoprire ciò che si trova fuori dal proprio territorio è strumentale a scoprire se stessi e a farci confrontare con possibilità che non avevamo mai considerato e che, al contrario, potrebbero aprire nuove strade.
Il tuo motto da #badasswoman ?
Non è un vero motto, ma il vero superpotere di chi ce la fa è la curiosità.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022.
Lo stivale Ginevra, nero: perfetto dalla mattina alla sera, dalla riunione con i colleghi all’aperitivo di lavoro! Le decolleté Margaret, nere: passepartout e iper femminili, con un caratteristico tacco squadrato. Infine lo stivaletto rosso Fefe: sfizioso ma comodo!
]]>Sono Alice Cancellario, ho 29 anni e sono la co-fondatrice di Heloola, la start-up innovativa nata con l’obiettivo di rivoluzionare l’esperienza di lettura per i lettori del nuovo millennio.
Prima di lanciarmi a picco nel mondo imprenditoriale, ho potuto conoscere e frequentare l’industria dell’intrattenimento dall’interno, lavorando negli uffici marketing delle principali multinazionali del settore: da Walt Disney Company a TikTok.
Non riesco ad andare a dormire prima di aver guardato un film o una puntata di una serie TV. Lo faccio ogni giorno da anni e il risultato è che ho visto praticamente tutti i film mai usciti - e che mi sveglio abbastanza tardi la mattina, contrariamente a quello che si dice sui founder.
Qual'è il significato di successo per te?
Per me il successo sta nell’equilibrio. Considero di successo chi riesce a dare il giusto spazio a tutti gli aspetti della propria vita, ad avere una carriera soddisfacente pur continuando a coltivare hobby e relazioni interpersonali, senza dare priorità assoluta ad una cosa a scapito dell’altra.
Difficile, ma non impossibile!
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Sono sempre stata piuttosto ribelle nell’ambiente di lavoro, quindi una delle cose che amo di questa nuova fase della mia carriera è l’indipendenza e l’autonomia, la possibilità di organizzare le mie giornate in base alle mie esigenze. Amo poi avere l’opportunità di migliorare il tempo libero delle persone anche solo con un consiglio. L’ho sempre fatto con i miei amici e poterlo fare per lavoro mi gratifica ed entusiasma.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe" ?
Pazienza e resilienza credo siano davvero la chiave per navigare in acque tempestose, come quelle imprenditoriali. Io lavoro ogni giorno per allenarle!
Il tuo motto da #badasswoman?
Una cosa che io e mia sorella (e co-fondatrice) Giada amiamo ripeterci è questa: se le cose vanno bene, siamo felici, se vanno male “it’s for the plot”, stiamo arricchendo la trama della nostra storia.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall Winter 2022.
Charlotte, Miranda e Opal!
]]>Sono nata a Napoli, ho vissuto per qualche anno in svizzera e poi mi sono trasferita definitivamente a Milano, da Napoli è iniziato tutto ciò che riguarda la mia primissima formazione, la mia famiglia è sempre stata di grandissima ispirazione per me, mia mamma è sempre stato per me il modello di donna numero uno a cui aspirare professionalmente e personalmente.
Sono nata e cresciuta in un'azienda di abbigliamento e da lì nasce la mia volontà e commitment a creare un futuro per la moda più sostenibile.
A piccoli passi ho cominciato a disegnare nella mia testa Sample Lover, inizialmente mi occupavo di aiutare le aziende a realizzare Sample Sale e Friends and Family, sempre con l'obiettivo di rimettere in vendita tutto ciò che le aziende producono e non riescono a smaltire nel tempo.
"Grazie" al Covid, il progetto Sample Lover si è evoluto in un e-Commerce. Ora Sample Lover conta oltre 26.000 iscritti alla newsletter ed una community di oltre 34mila persone.
Qual'è il significato di successo per te?
La parola successo è personale e soggettiva, per me successo è creare un impatto positivo nel mondo, poter avere la possibilità di generare reazioni ed azioni positive.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Amo avere la possibilità di confrontarmi ogni giorno con nuove realtà, giovani imprenditrici, conoscere la storia che sta dietro ogni piccola e grande azienda.
Quale consiglio daresti ad una Donna che vorrebbe essere nelle tue "scarpe"?
Ho fatto tante volte l'errore di non crederci abbastanza e avere la paura di non mandare quella mail o non fare una determinata cosa per paura di fallire o semplicemente di un NO. Adesso ho imparato a crederci di più e anche a fregarmene, di buttarmi e provare a fare qualcosa anche se non è perfetto.
Il tuo motto da #badasswoman?
Piccoli passi, quotidiani e costanti ti porteranno all'obiettivo!
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Fondente, Ella e Fefi
]]>Raccontarsi personalmente e professionalmente a questo punto della mia vita diventa complicato: con oltre 30 anni di carriera spero di riuscire a farvi un brevissimo racconto che ispiri altre donne a credere in sé e nei propri sogni. Sono nata e cresciuta nell’agenzia di assicurazione di famiglia che vanta oltre 50 anni di attività continuativa e fin da piccola ho imparato il valore sociale dell’assicurazione. Sono indelebili i miei ricordi dei familiari di clienti che venivano a casa a comunicare la disgrazia dell’incidente stradale e il conforto che trovavano perché i momenti gravi e imprevedibili della vita sconvolgono completamente la famiglia, anche finanziariamente. Ovvio che la scelta dei miei studi sia stata influenzata e quindi sono stata una delle prime laureate alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università Cattolica di Milano con specializzazione in assicurazioni.
Ed è la mia tesi di laurea sul mercato unico europeo delle assicurazioni che mi porta in contatto con Royal Insurance plc (oggi RSA Group), oltre 200 anni di storia dell’assicurazione internazionale, che mi offre uno stage nell’International Division dove però mi fanno conoscere e studiare TIA e Royal Direct (le 2 prime assicurazioni auto in assoluto a vendere al telefono) e lì scatta al mia passione per processi o, meglio, per l’eccellenza operativa, fattore essenziale per massimizzare la soddisfazione del cliente.
Royal Insurance plc è stato l’incipit perché, grazie a loro, dopo Londra torno a Milano a lanciare Royal Insurance Direct, la prima con Genertel a vendere auto al telefono e la prima in EU a vendere online e in banca allo sportello.
L’esperienza ai vertici con Royal a livello nazionale e internazionale è stata formativa a livello professionale e umano e quando poi ho deciso di lasciare Directline (oggi Verti) che aveva acquisito Royal Insurance, il mio sogno è stato subito lanciare sul mercato una nuova Royal che aiutasse i clienti a proteggersi ma questa volta dalle grandi paure della vita, al costo giusto (“ogni bravo automobilista merita il prezzo giusto” era il motto di Royal in Italia).
Mentre maturava sempre più la mia allucinazione di proteggere finanziariamente i vulnerabili, sono anche diventata mamma e mio figlio è per me una fonte di energia e forza incredibile quindi, durante un convegno in cui si parlava di casi di successo internazionali dell’assicurazione vita, prendo coraggio, mi presento al country manager di una delle più grandi riassicurazioni al mondo e ottengo la disponibilità a sviluppare il prodotto che avevo sognato per i nostri clienti.
Ed fra gli ex colleghi di Royal che vado a cercare Alessandro Turra, il socio giusto (è fondamentale trovare i giusti compagni di viaggio) mentre i veloci sviluppi della tecnologia erano chiaramente il segnale che si poteva ingaggiare e dialogare direttamente con il cliente. Insomma era arrivato il momento di rivoluzionare il mercato vita.
Avevo anche un minimo di esperienza con gli investitori perché alla vendita di Royal avevamo tentato un MBO, così nel 2017 con Alessandro inizia l’avventura della ricerca di un investitore: avevamo un progetto sulla carta e la disponibilità di un leader mondiale della riassicurazione a farci il prodotto.
Dopo 2 anni su cui potremmo scrivere un libro, alla fine nel 2019 lanciamo viteSicure ed è bello oggi raccontare di esserci riuscita.
ViteSicure è la generazione futura dell’assicurazione vita protezione che grazie all’open innovation ha trasformato l’esperienza d’acquisto del cliente rendendola accessibile, immediata e semplice.
Un journey semplice che ingaggia il cliente sul bisogno di protezione e in circa tre minuti gli consente di acquistare una polizza inclusiva, sostenibile, per proteggere se stesso e chi ama dalle 3 grandi paure della vita: morte, malattia e perdita del reddito.
Proteggere finanziariamente le persone vulnerabili è la funzione sociale fondante dell’assicurazione che ha impatto anche sull’equilibrio economico del nostro sistema Paese.
Quale impatto la tua start up pensi stia avendo su altre donne intorno a te?
L’impatto più grande che sta avendo viteSicure è con le clienti: mamme, mogli, compagne e giovani donne molto pragmatiche che si informano, chiedono, “spaccano il capello” e poi acquistano la nostra polizza con un sospiro di sollievo mentre ci dicono “sa nella vita non si sa mai”.
Se parliamo invece dell’ambito professionale assicurativo purtroppo devo dire che noi donne delle assicurazioni siamo poche e non connesse fra noi. Nell’ambito delle start up insurtech e fintech, se mi chiedi di un convegno, incontro, competition in cui oltre me c’era un’altra donna, ti dico che non ne ho ancora avuti ma ogni volta spero di aiutare, ispirare altre donne a crederci e portare avanti i propri progetti.
Si dice che le donne non fanno squadra ed è difficile creare rete ma sottovoce vi confesso che io adoro lavorare con con altre donne e negli anni ho incrociato donne forti che sono state capaci di farsi strada nella finanza e impresa in tempi veramente difficili e spesso mi sono ispirata a loro e credo di aver un po’ imparato a dare forza alle donne che lavorano con me. Uno dei ricordi più belli che conservo è l’email del mio braccio destro in Royal Insurance che ora lavora in posizione di vertice in un gruppo assicurativo internazionale “Eleonora mi sono chiesta cosa avresti fatto tu.. e l’ho fatto.. e ci sono riuscita”.
Ora viteSicure è una start up al femminile. La nostra società è controllata da donne: sono orgogliosa di avere donne con grande esperienza come Maria Giovanna Calloni, Natalie Droulers ed Elisa Masera abbiano creduto in viteSicure e il 70% della forza lavoro è costituita da donne alle quali cerco di infondere costantemente fiducia, di fare in modo che il lavoro non siano ore che devono passare ma tempo di valore in cui crescere e contribuire al benessere sociale.
Dalla tua incredibile esperienza qual è stata la più grande ricompensa e la più grande sfida nell'essere CEO?
La mia più grande ricompensa è quotidiana: ogni volta che viteSicure vende una polizza so di avercela fatta a proteggere finanziariamente una famiglia in più e so che ho fatto bene a credere in me stessa e nella possibilità di farcela.
Ora la sfida come CEO è accelerare la infatti la sfida è completare il round di Serie A.
Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto da un mentor?
Di credere in me stessa. Ho fatto carriera in un gruppo internazionale molto giovane e molto velocemente e il fatto di essere molto giovane mi faceva sentire piccola fino a quando il mio amico collega del personale mi rende consapevole del fatto che avevo camminato sulle mie gambe e che erano forti per intraprendere una strada nuova, quella di viteSicure.
Quando ti sei sentita maggiormente "empowered" nel corso della tua carriera?
In viteSicure ogni giorno che passa mi sento necessariamente più empowered. L’empowerment è essenziale per crescere e realizzare gli obiettivi quindi è un crescendo continuo.
Da MyChalom pensiamo che ogni badass woman abbia dovuto compiere un passo decisivo per arrivare dove si trova ora. Chiamiamo questo momento "TBS", The Big Step. Qual è stato il tuo?
Il mio big step è stato quando nel 2016 ho deciso da sola di creare viteSicure coinvolgendo Alessandro e iniziando un viaggio sfidante e sorprendente.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall/Winter 2022
Rossi, Fondente, Ursula
Per concludere, il tuo motto da badass woman.
"Mi ci è voluto molto tempo per trovare la mia voce, e ora che ce l'ho, non rimarrò in silenzio."
Madeleine Albright
]]>Una laurea in discipline scientifiche, matematica, un Master in Business Administration e un’esperienza professionale da executive. Da ormai circa 15 anni mi interesso attivamente al mondo della crescita personale, dove ho iniziato con la programmazione neuro linguistica e ho proseguito in un percorso che mi ha portato a venire a contatto con trainer internazionali e con metodologie e tecniche diverse, orientate allo sviluppo della consapevolezza e all’utilizzo di quel 90% delle nostre facoltà mentali non logiche ma intuitive. Allo stesso tempo, nel mio percorso di crescita professionale, mi sono occupata e mi occupo molto attivamente di women empowerment. In questo percorso è nata l’ispirazione che ha dato vita a YA.BE – (Y)ou (A)re (BE)autiful, dall’intuizione e dalla consapevolezza che la bellezza è l’espressione della consapevolezza di sé e dalla capacità di esprimere, valorizzare e far brillare la nostra luce, i nostri talenti, le nostre risorse, in una parola la bellezza che ciascuno di noi è. Nell’incontro con Margherita Paradisi, co-founder di YA.BE, si è poi completato il disegno e la visione di YA.BE. Il nostro sogno è di riscrivere la definizione di bellezza permettendo a tutti di SENTIRSI belli guardandosi allo specchio e, per fare questo, abbiamo creato prodotti di skincare completamente naturali, vegani, privi di allergeni e quindi rispettosi delle esigenza di ciascuno e che hanno un ingrediente unico e speciale: la mindfulness, attraverso dei podcast dedicati che arricchiscono e completano a livello mentale l’azione del cosmetico sulla pella creando così un’esperienza di consapevolezza e bellezza avvolgente e unica e trasformando la beauty routine in un vero e proprio appuntamento con noi stessi.
Quale impatto la tua start up pensi stia avendo su altre donne intorno a te?
E’ ogni volta sorprendente e una grande conferma per me e per tutte noi in YA.BE vedere come YA.BE apra delle prospettive nuove, accenda delle nuove luci, nelle persone e nelle donne che ne vengono a conoscenza e che provano i nostri prodotti. In particolare, abbiamo condotto un focus group nella primavera di quest’anno dove donne di tutte le età tra i 25 e i 65 anni, e con diversi tipi e caratteristiche di pelle, hanno provato i nostri prodotti per 5 settimane. I risultati di efficacia cosmetica e dei podcast é stata al di sopra delle nostre aspettative, registrando un miglioramento percepito in termini di salute e bellezza della pelle di circa il 12% e in termini di maggiore tranquillità, equilibrio, qualità del sonno, fiducia in sé stesse di circa il 13%. Vedere una misura numerica dell’impatto e del miglioramento che portiamo alle donne in termini di fiducia in sé e percezione della propria bellezza ci sta dando proprio l’evidenza che stiamo procedendo a realizzare il nostro sogno.
Dalla tua incredibile esperienza qual è stata la più grande ricompensa e la più grande sfida nell'essere CEO?
Devo confessare che preferisco sentirmi founder che CEO…. Il CEO è una manager, la founder è una imprenditrice. Sono chiaramente anche CEO della mia startup ma mi identifico nel ruolo di creatrice e di imprenditrice. Credo che ci sia una caratteristica che identifica un imprenditore ed è il sogno. Una imprenditrice realizza un sogno!
Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto da un mentor?
I migliori consigli sono quelli che non ho ricevuto. Mi spiego: quelli che non ho ricevuto direttamente ed esplicitamente come consigli ma come domande, spesso domande aperte che mi hanno portato a vedere il suggerimento “nascosto” e vorrei sintetizzare come migliore consiglio il seguente: l’importanza dei piccoli passi. Spesso vogliamo fare pochi passi da gigante e invece dobbiamo sempre tenere nella mente e nel cuore la longevità, la resilienza e la fortuna della tartaruga!
Quando ti sei sentita maggiormente "empowered" nel corso della tua carriera?
Quando ho scelto di diventare imprenditrice e poi quando ho scelto di essere imprenditrice.
Da MyChalom pensiamo che ogni badass woman abbia dovuto compiere un passo decisivo per arrivare dove si trova ora. Chiamiamo questo momento "TBS", The Big Step. Qual è stato il tuo?
Il mio big step è stato scegliere di lasciare la mia carriera da executive manager per affrontare i mari aperti della creazione e dell’imprenditorialità.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall/Winter 2022
NORAH, SUSANNE, DIAMOND
Per concludere, il tuo motto da badass woman
Il mio motto è la domanda che è un po’ il motto di YA.BE e la domanda che alla mattina mi faccio davanti allo specchio: “Riesci a vedere la bellezza che sei?”
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Raccontaci di te, personalmente, del tuo percorso e della tua start up
Chi mi conosce bene mi definisce coraggiosa, curiosa e resiliente e credo che il mio percorso come donna e imprenditrice ne sia la testimonianza vivente.
Sono nata a Milano, ma sono stata cresciuta da una nonna piacentina che faceva la sarta. Sono quindi stata allevata letteralmente tra scampoli di tessuto e fili di cotone. La passione per l’artigianato credo nasca proprio lì. Non è un caso infatti che, dopo diversi anni nel mondo dell’Executive Search dove lavoravo com Head Hunter, mi sia ritrovata a fare corsi serali di sartoria e ricamo. Lì inizia a germogliare l’idea di TA-DAAN che si concretizza nel 2019 con l’incontro delle mie tre socie: Valeria Zanirato, Costanza Tomba e Sara Pianori.
TA-DAAN è oggi un magazine digitale e un e-commerce con oltre 60 artigiani provenienti da 7 paesi in Europa. Il nostro vantaggio competitivo è in una parola la nostra community. Da un lato abbiamo oltre 200K followers appassionati di artigianalità e sostenibilità. Dall’altro un database di oltre 5K artigiani provenienti da tutto il mondo.
Quale impatto la tua start up pensi stia avendo su altre donne intorno a te?
L’ambizione di TA-DAAN è quella di avere un impatto sociale e culturale duplice.
Da un lato, puntiamo a sensibilizzare le nuove generazioni su un modo di consumare alternativo, più etico e sostenibile. Le sproniamo quindi a comprare meno ma meglio e a privilegiare una produzione artigianale che sia slow, made to order e pensata per durare nel tempo.
Dall’altro, vogliamo contribuire alla sopravvivenza e all’evoluzione dell’artigiano.
La mia personale ambizione poi come giovane imprenditrice è quella di fare del mio meglio per essere un modello per le giovani donne che vogliano fare impresa in Italia e dare il là perché si superi la famosa soglia del 12% - percentuale di startup guidate da donne in Italia.
Dalla tua incredibile esperienza qual è stata la più grande ricompensa e la più grande sfida nell'essere CEO?
La più grande ricompensa per me ogni giorno è il lavoro di squadra. Sono sempre stata una grande team player e avere accanto, in primis, tre socie di grande valore e, in secundis, un team di amazzoni che condividono visione e valori è per me la grande conferma della bontà del percorso intrapreso. D’altra parte, parafrasando un proverbio africano: “If yo want to go fast, go alone. If you want to go far, go together”.
La più grande sfida, invece, credo sia tutti giorni con se stesse. Si sa la vita di un’imprenditrice è fatta di alti e bassi. Con il tempo si impara a navigarli entrambi e a mantenere un certo equilibrio tra i due. La partita più difficile però la si gioca sul lungo periodo e la vince chi non molla mai!
Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto da un mentor?
Il miglior consiglio l’ho ricevuto dal mio partner nella vita, anche lui imprenditore: “Se non sei disposto a fare un po’ di overselling non credi abbastanza nella tua idea, perché hai troppa paura di andare all in e perdere la faccia”. Quanto ci credi per me fa una grande differenza.
Quando ti sei sentita maggiormente "empowered" nel corso della tua carriera?
Credo mi si possa definire una persona discretamente competitiva. Insomma, non dico mai di no alla sana competizione. Vincere è per me un momento di grande empowerment. Recentemente lo è stato la vittoria a TechChill, dove abbiamo vinto la pitch batte gareggiando con startup europee di grande valore.
In un percorso imprenditoriale fatto di tanti sì ma anche tanti no, credo moltissimo nella celebrazione delle vittorie e nel ricordo di queste ultime. Troppo spesso noi donne facciamo fatica a dirci brave e a celebrarci ad alta voce, dovremmo farlo molto più spesso e le vittorie sono una buonissima scusa!
Da MyChalom pensiamo che ogni badass woman abbia dovuto compiere un passo decisivo per arrivare dove si trova ora. Chiamiamo questo momento "TBS", The Big Step. Qual è stato il tuo?
Il mio TBS è stato uno di quelli con la B maiuscola. La mia, se devo rappresentarla con un’immagine, è stata proprio un’inversione a U in autostrada.
Nel giro di pochi mesi ho lasciato nell’ordine: un lavoro da dipendente con ottime prospettive di crescita e una relazione molto importante. Ho chiuso questo primo capitolo della mia vita e mi sono lanciata con TA-DAAN: full time dal giorno uno.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall/Winter 2022
Ardua scelta, ma direi FONDENTE per le vibes un po’ retro, MEGAN per la personalità e URSULA come ever green!
Per concludere, il tuo motto da badass woman
Da buona filosofa mi permetto di scomodare Confucio: “The woman who says she can, and the woman who says she can't are both correct.”
Sono Elena Ferrero e ho 29 anni e provengo da una famiglia di contadini in un piccolo paese di campagna: il loro più grande insegnamento che porto con me è il valore del lavoro, dell’impegno e dell’onestà di ciò che si intraprende. La mia formazione è di base scientifica, in particolare nel campo sanitario, nutrizionale e delle scienze degli alimenti. Mi piace dire, però, che le mia formazione è interdisciplinare, perché - data la mia forte curiosità per campi del sapere differenti - ho seguito negli anni universitari diversi percorsi formativi in parallelo, tra cui la Scuola di Studi Superiori Ferdinando Rossi e il programma Talenti per l'Impresa. Attualmente sono completamente immersa nel campo dell'innovazione sociale e dell'imprenditoria a impatto: nel 2020 ho co-fondato due startup innovative, una nell'ambito dell’economia circolare applicata al settore moda (Atelier Riforma) e l’altra nel campo della nutrizione personalizzata. Sono fortemente interessata alla sostenibilità, alla comunicazione scientifica e alle tematiche sociali... e vorrei che fossero al centro del mio lavoro!
Raccontaci di te, personalmente, del tuo percorso e della tua start up
Il progetto di Atelier Riforma è nato ad inizio 2019 all’interno del percorso formativo “Talenti per l’impresa” della Fondazione CRT, nel quale ho conosciuto la mia attuale socia Sara Secondo, con la quale è nata l'idea. L’obiettivo del nostro progetto è ridurre l’impatto ambientale del settore della moda favorendo la sua transizione verso un modello più circolare. Io e Sara non proveniamo dal mondo della moda e siamo partire da zero, mosse dall’intento di creare qualcosa di impatto positivo per la società e per l’ambiente. Abbiamo iniziato con il raccogliere vestiti usati e affidarli a una rete di sarti e designer affinché ne rimuovessero i difetti e li rendessero nuovamente indossabili. Obiettivo: far in modo che nessun vestito si trasformi in un rifiuto, ma che al contrario sia usato al più a lungo possibile. Atelier Riforma è poi ufficialmente diventata una startup innovativa a vocazione sociale nel maggio 2020. Non ci siamo lasciate scoraggiare dal periodo complicato legato alla pandemia: giorno dopo giorno abbiamo creato una rete di più di 25 realtà sartoriali, diffusa in tutta Italia, dato nuova vita a più di 800 capi d’abbigliamento e reso la filiera più trasparente. Tra queste realtà ci sono anche diverse sartorie sociali, che promuovono l’inclusione lavorativa di persone svantaggiate come migranti, ex-detenute e donne vittime di violenza.
Dal 2021 abbiamo dato una svolta tecnologica alla nostra startup, per riuscire ad applicare questo nostro modello circolare a una più ampia scala e avere quindi un impatto positivo ancora più grande. La valorizzazione dei rifiuti tessili come risorsa è infatti ad oggi ancora molto difficoltosa, tant’è che la maggior parte di essi finisce in discarica. Abbiamo così ideato Re4Circular, uno strumento tecnologico che aiuta gli stakeholder della filiera dei vestiti usati a indirizzare ogni capo verso la migliore forma di recupero (es. riuso, riciclo, upcycling, ecc). Ciò è ottenuto attraverso una piattaforma marketplace digitale, che fa incontrare domanda e offerta all’ingrosso di indumenti usati e a una tecnologia di Intelligenza Artificiale per estrarre tutti i dati utili dall’immagine del rifiuto. Si tratta di uno strumento assolutamente innovativo ed è per questo che stiamo brevettando l'intero processo.
Quale impatto la tua start up pensi stia avendo su altre donne intorno a te?
Continuiamo a domandarci il perché, ma Atelier Riforma riceve da sempre una grande attenzione mediatica. E questo ha il grosso vantaggio di permetterci di far conoscere il nostro progetto a tantissime persone, tra cui tante donne e ragazze. E la cosa che ci piace di più è vedere come la nostra piccola avventura può essere una grande ispirazione e spinta, per molte di esse, a intraprendere un proprio progetto personale, che sia imprenditoriale o meno.
Dalla tua incredibile esperienza qual è stata la più grande ricompensa e la più grande sfida nell'essere CEO?
Iniziamo dalla sfida: l'essere partita da zero, senza alcun supporto economico iniziale, gettandomi in un'attività per giunta molto innovativa, quindi con la grande incertezza di non riuscire.
Ricompensa: rendermi conto di aver imparato moltissime cose, soprattutto dalle difficoltà.
Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto da un mentor?
"Riposati!"
Ho il grosso problema di essere, come si suol dire, "work-aholic". Spesso non mi rendo conto di quanto tempo dedico ai progetti che mi appassionano e purtroppo rischio spesso di togliere tempo al riposo, allo svago e agli affetti... insomma le cose che ci mettono di buon umore!
Non bisognerebbe mai mettere da parte il proprio benessere psico-fisico per il lavoro. Se si è riposati e felici, si ottengono ancora più risultati.
Quando ti sei sentita maggiormente "empowered" nel corso della tua carriera?
Ogni qual volta ho potuto scegliere che cosa fare. Avere di fronte a sé delle scelte, diverse possibilità da valutare e intraprendere, credo sia una delle condizioni più "empowering" che esistano.
Da MyChalom pensiamo che ogni badass woman abbia dovuto compiere un passo decisivo per arrivare dove si trova ora. Chiamiamo questo momento "TBS", The Big Step. Qual è stato il tuo?
Era il 2019, stavo facendo un master in un'azienda molto importante come scienziata alimentare e mi arriva la notizia di aver anche vinto un concorso per un posto a tempo indeterminato in ospedale, come dietista. Insomma, la cosa che sognavo di fare fino a poco tempo prima.
Ma in quel periodo avevo anche appena iniziato la mia avventura con Atelier Riforma (che all'epoca era poco più che un hobby da portare avanti nel - poco - tempo libero).
Dopo lungo ragionare, presi la decisione di rifiutare il posto in ospedale, finire il master e dedicarmi ad Atelier Riforma al 100%.
Non era assolutamente la cosa più razionale da fare, ma sentivo che quello era il momento dell' "ora o mai più".
E' stata una decisione difficilissima da prendere e non nego che più volte nel corso di questi anni mi sono domandata se fosse stata la scelta giusta. Ad oggi sono felice di rispondermi di sì!
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall/Winter 2022
Scelgo quelle più basse e comode, per me, perché sono alta come una giraffa e sono sempre di corsa! 😁 Quindi: Charlotte, Susanne e Fortune.
Per concludere, il tuo motto da badass woman
Pensa da scienziata, agisci da attivista, crea come un'artigiana.
]]>Sono nata in Ascoli Piceno e mi sono laureata in Economia Agraria a Bologna, vivo a Milano da oltre vent’anni in cui ho lavorato in diverse aziende, nei ruoli gestionali di Marketing, Comunicazione e Public Affairs. Nel 2014 ho fondato con mio marito Roberto la Fondazione Fightthestroke, a sostegno dei giovani sopravvissuti all’ictus e delle persone con una disabilità di Paralisi Cerebrale Infantile, come nostro figlio Mario. Sono autrice del libro "Lotta e sorridi", Ashoka, Eisenhower e Global Good Fund Fellow, speaker TED, promotrice degli eventi divulgativi TEDMED e TEDxViaGluck a Milano. Come attivista dei diritti dei pazienti e delle persone con disabilità, ho collaborato con istituzioni pubbliche ed enti privati sui temi legati a diversità, inclusione, accessibilità, salute digitale e sport adattati: ed è questa missione che guida i miei progetti, costruire una società inclusiva nei fatti.
Quale impatto la tua start up pensi stia avendo su altre donne intorno a te?
Nel 2019 abbiamo fondato una start up innovativa, FTS srl, con l’obiettivo di rendere sostenibili sul mercato i nostri progetti di salute digitale, tra cui la app MirrorHR, vincitrice del contest B Wonder nell’edizione 2022. Si tratta di un kit di ricerca, disponibile su orologio e telefono, che permette agli scienziati di raccogliere dati sull’epilessia da parte dei pazienti e ai caregivers/pazienti adulti di monitorare i fattori contestuali che possono scatenare le crisi epilettiche. Il grande valore di questo progetto risiede proprio nella volontà di restituire ‘peace of mind’ ai caregivers, in particolar modo alle mamme di bambini con epilessia che spesso trascorrono notti insonni a monitorare i parametri vitali dei propri figli.
Dalla tua incredibile esperienza qual è stata la più grande ricompensa e la più grande sfida nell'essere CEO?
Ricevere questo tipo di feedback da una mamma, rende un CEO consapevole del valore aggiunto che stiamo creando e remunera le notti insonni a programmare dei nostri sviluppatori: grande ricompensa ma anche grande responsabilità!
"Sono diventata MirrorHR-addicted: mi addormento con più calma, sapendo di avere un alleato tecnologico. Ogni notte vedo l'andamento della frequenza cardiaca in tempo reale e periodicamente scarico i dati per calcolare la frequenza cardiaca media, correlarla agli eventi , e capire se ci sono cose stressanti che peggiorano il quadro. Trovo l'applicazione molto utile anche per monitorare la fase post-critica al buio e anche se dorme. Al mattino consulto la tabella e a colpo d'occhio mi rendo conto se è stata una notte riposante o turbolenta. E poi posso scrivere o videoregistrare tutto e costruire un diario molto dettagliato da condividere con il mio medico. Per me, MirrorHR è un ottimo alleato in una vita molto complicata.".
Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto da un mentor?
Se non puoi sconfiggerli, unisciti a loro!
Quando ti sei sentita maggiormente "empowered" nel corso della tua carriera?
Passare da un’attività dipendente ad un’attività imprenditoriale mi ha dato la possibilità di avere maggiore libertà di espressione nella visione e nella strategia per raggiungerla.
Da MyChalom pensiamo che ogni badass woman abbia dovuto compiere un passo decisivo per arrivare dove si trova ora. Chiamiamo questo momento "TBS", The Big Step. Qual è stato il tuo?
In questo TED talk di 5’ troverete la nostra personale rivelazione del passo decisivo che ci ha spinto a creare la Fondazione Fightthestroke: https://www.youtube.com/watch?v=GhpFTQfiqCs
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall/Winter 2022
Fortune, Xenia e Susanne
Per concludere, il tuo motto da badass woman
Considera quello che hai come un dono. E quello che manca? Vattelo a prendere!
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Raccontaci di te, personalmente, del tuo percorso e della tua start up
GAIA è il risultato di una mia grande passione, quella della moda. Fin da piccola sognavo di lavorare in questo mondo ma non avrei mai pensato che già a 15 avrei avuto una mia azienda. L’idea di GAIA, ovvero un’amica virtuale che conoscendo lo stile e le emozioni dell’utente consiglia i look da indossare, è nata da un’esigenza fortemente sentita da tutte le donne, ma non solo, ovvero: ‘’ Cosa mi metto oggi?’’. Mi sono resa conto infatti che nonostante tutti gli stimoli presenti sul web non ci fosse niente in grado di risolvere un problema così sentito in modo personalizzato. GAIA infatti grazie all’innovativa AI emotiva di cui è dotata è in grado di consigliare gli outfit per l’utente sia con i capi che possiede e che sono stati caricati nell’armadio virtuale, sia con prodotti da acquistare tramite l’app. Un passo importantissimo per la realtà di GAIA è stato il rilascio della nostra collezione sostenibile di felpe e tshirt
Il mio percorso con GAIA, essendo iniziato quando avevo appena compiuto 15 anni, è stato un grande percorso di crescita personale e lavorativo. Ci sono stati sicuramente momenti di difficoltà, ma grazie a una buona organizzazione che mi ha permesso di conciliare scuola e lavoro, al mio team, ai miei amici e alla mia famiglia è stato tutto più semplice.
Quale impatto la tua start up pensi stia avendo su altre donne intorno a te?
L’impatto principale penso riguardi quello nella moda, ovvero ridare valore alla personalizzazione dei nostri outfit e fare scelte più consapevoli quando andiamo ad acquistare un prodotto, anche in ottica sostenibile. Dal punto di vista sociale spero che GAIA e la mia storia motivino le donne di tutte le età, soprattutto le più giovani, a credere nei propri sogni e lavorare sodo per realizzarli.
Dalla tua incredibile esperienza qual è stata la più grande ricompensa e la più grande sfida nell'essere CEO?
Soffro un po' della sindrome dell’impostore, quindi riconoscere i miei traguardi è sempre complicato. Uno dei più recenti è sicuramente stato vedere il mio nome nei Forbes Under 30. Ma in generale la mia ricompensa è sapere che il mio percorso con GAIA è stato di ispirazione a qualcuno. Di sfide ce ne sono tante ogni giorno, la più grande penso sia proprio legata alla responsabilità che questo ruolo richiede.
Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto da un mentor?
‘’ Le strade più impervie sono quelle che portano alle vette più belle’’, consiglio ricevuto dal mio più grande mentor di vita, mio padre.
Quando ti sei sentita maggiormente "empowered" nel corso della tua carriera?
Vista l’età molto giovane a cui ho cominciato a lavorare nel mondo delle startup mi è capitato di non sentirmi presa sul serio dai più grandi, ma quando ho visto che il mio lavoro veniva riconosciuto e non perso come un gioco è stata una grande soddisfazione.
Da MyChalom pensiamo che ogni badass woman abbia dovuto compiere un passo decisivo per arrivare dove si trova ora. Chiamiamo questo momento "TBS", The Big Step. Qual è stato il tuo?
Non ne ho uno specifico ma penso che dal momento in cui sia nata GAIA ad oggi, ogni scelta, ogni sacrificio e ogni rinuncia siano stati pezzi fondamenti di questo puzzle!
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall/Winter 2022
Diamond, super brillante per outfit pazzeschi
Per concludere, il tuo motto da badass woman
‘’Why not?’’
]]>Mi chiamo Chiara Mugnai e voglio fregiarmi di essere un'eclettica cosmopolita.
Sono laureata in ingegneria bionica e, come tutti gli ingegneri del ramo biomedico, nella vita sono finita a fare tutt'altro.
Ho vissuto due anni a Londra, città nella quale ho lasciato il cuore, e ho avuto la fortuna di lavorare come data scientist in una startup con ufficio a Clerkenwell (acquistata da Shutterstock nel 2021).
Quando sono tornata in Italia, il lavoro in azienda mi stava stretto e così ho deciso di partecipare a Vento, un programma dedicato ad aspiranti startupper che mi ha dato la possibilità di trovare dei co-founder e far partire Eoliann.
Eoliann vuole ridurre i danni causati da eventi climatici estremi fornendo ad assicurazioni e banche analitiche avanzate sulle condizioni del territorio e delle infrastrutture.
Quale impatto la tua start up pensi stia avendo su altre donne intorno a te?
Penso che la bellezza di Eoliann sia che si occupa di combattere il cambiamento climatico, e questo è un tema trasversale che al giorno d'oggi interessa tantissime persone, indipendentemente dal loro genere.
Attualmente io e il mio team stiamo assumendo e siamo contentə di ricevere candidature anche da parte di professioniste con titoli di studio stellari, che hanno a cuore la causa ambientale. Crediamo che sia un campo che non rimane appannaggio di soli uomini.
Dalla tua incredibile esperienza qual è stata la più grande ricompensa e la più grande sfida nell'essere CTO?
Grande sfida: avere a che fare con la burocrazia italiana posso dirlo? E il bello è che se ne è occupato principalmente il mio socio e CEO Roberto. Scherzi a parte, direi anche tirare fuori la spavalderia per proporre una startup così visionaria agli investitori.
Grande ricompensa: seguire un progetto dal tempo zero e vedere che le persone sono motivate a lavorarci insieme a te.
Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto da un mentor?
Focalizzarsi sul rilasciare un prodotto, anche se tecnologicamente non perfetto, metterlo sul mercato e sperimentare.
Quando ti sei sentita maggiormente "empowered" nel corso della tua carriera?
Quando ho ricevuto contemporaneamente due offerte di lavoro a Londra pur essendo un'italiana immigrata con un pessimo accento: ho capito che era un risultato che mi ero guadagnata da sola e che ero riuscita a trasmettere le mie competenze, la mia passione e la mia motivazione.
Da MyChalom pensiamo che ogni badass woman abbia dovuto compiere un passo decisivo per arrivare dove si trova ora. Chiamiamo questo momento "TBS", The Big Step. Qual è stato il tuo?
Licenziarmi da un lavoro a tempo indeterminato ben pagato nella mia città natale e partire alla volta di Torino, per partecipare alla prima edizione di un incubatore di startup dall'esito incerto.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall/Winter 2022
I Norah per la forma del tacco, gli Zelda per il colore, e gli Chanel per la fantasia.
Per concludere, il tuo motto da badass woman
“Do the scary thing first, and get scared later.” ― Lemony Snicket
]]>Raccontaci di te, personalmente, del tuo percorso e della tua start up
Ciao! Sono Eleonora, ho 38 anni e vivo a Roma dal 2009.
Mi definisco come un’esperta di Digital Marketing, ma ho tanti interessi che arricchiscono la mia persona.
Ho studiato e lavorato tanto per crescere professionalmente motivandomi a cambiare spesso contesto, dalle corporate alle piccole aziende, senza adagiarmi mai nella mia comfort zone. Mi piace pensarmi come una networker per vocazione: adoro mettere in contatto persone e idee e far nascere nuove sinergie!
Fondare Deliverart nel 2019, è il risultato più significativo che ho raggiunto in tanti anni di evoluzione e una sfida quotidiana che mi ricorda di non arrendermi mai.
Quale impatto la tua start up pensi stia avendo su altre donne intorno a te?
Inizialmente non mi domandavo che tipo di impatto potessi avere come founder. Mi sono lanciata nel mio progetto senza farmi troppe domande, in maniera del tutto spontanea.
Solo successivamente ho realizzato invece che il mio ruolo di donna founder potesse essere d’esempio per altre ragazze, riconoscendo nella mia scelta un potenziale d’ispirazione che non mi rendevo conto di rappresentare e che intendo continuare ad onorare.
Dalla tua incredibile esperienza qual è stata la più grande ricompensa e la più grande sfida nell'essere founder?
Dopo 3 anni, credo che a tutt’oggi la più grande sfida sia affrontare ogni giornata con la giusta energia. Non è facile dedicarsi completamente ad un progetto e comporta molte rinunce e grandi compromessi.
Di certo la soddisfazione più grande è quando non solo il potenziale del tuo progetto viene riconosciuto, ma anche quando ti rendi conto di aver creato del valore per tutti gli stakeholder che hai coinvolto direttamente e indirettamente nella tua azienda.
Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto da un mentor?
Ne ho conosciuti a decine e decine, ma di sicuro il consiglio che più ho apprezzato è stato quello di lasciar decantare alcune situazioni che sembrano insormontabili prima di prendere qualsiasi decisione, senza dimenticare mai di essere prima di tutto un “essere umano”.
Sembra una banalità, ma perdere la bussola è molto più facile di quanto non sembri e la salute mentale va preservata prima di qualsiasi altra metrica o KPI.
Quando ti sei sentita maggiormente "empowered" nel corso della tua carriera?
Sicuramente con Deliverart. Rappresenta la mia sfida, la mia azienda e la fonte da cui arrivano le soddisfazioni più grandi. Tra i tanti episodi, mi viene in mente che qualche mese fa, monitorando la nostra presenza online, mi sono resa conto che Deliverart è stata citata in una tesi di laurea magistrale come caso studio sul delivery. Mi ha riempito di orgoglio!
Da MyChalom pensiamo che ogni badass woman abbia dovuto compiere un passo decisivo per arrivare dove si trova ora. Chiamiamo questo momento "TBS", The Big Step. Qual è stato il tuo?
Quando ho raggiunto la vera consapevolezza sull’importanza di dire “no”, comprendendo che parte del successo personale dipende dalla capacità di onorare sé stessi e il proprio tempo.
I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall/Winter 2022
Adoro questa domanda. Scelgo sicuramente Charlotte e Ursula, ma vi prego non fatemi scegliere tra gli stivali perché li adoro tutti (specialmente Ginevra!).
Per concludere, il tuo motto da badass woman
Da brava abruzzese, meglio poche parole e chiare che tanta fuffa per non dire nulla :)
]]>Raccontaci di voi, personalmente, del vostro percorso e della vostra start up.
Siamo Clementina e Inès, sorelle italo-francesi e co-founders di Clemi’s Market: il nuovo brand healthy per la colazione e la merenda. Utilizziamo gli stessi ingredienti buoni e naturali che hai nella tua cucina, senza sorprese.
Clementina: Sin da piccola ho sofferto di intolleranza al lattosio ed ero dipendente dagli zuccheri raffinati, che mi davano problemi di digestione. Mi sentivo costantemente gonfia, stanca e irritata e non riuscivo a capire perché. Poi, durante il lockdown qualcosa è cambiato: ho scoperto la passione per la cucina e il piacere di prendermi cura di me stessa. Volevo imparare di più e trovare una dieta più sana e sostenibile, che mi facesse sentire meglio senza perdere il gusto del cibo. Quando ho deciso di eliminare gli zuccheri raffinati, cucinare di più e praticare sport quotidianamente, ho iniziato a sentirmi incredibilmente bene in pochi mesi: i miei problemi intestinali sono scomparsi.
Non potevo di certo tenere solo per me i benefici del mangiare sano su corpo e umore! È stato allora che ho iniziato a condividere le mie ricette e il mio percorso su Instagram per aiutare più persone a sentirsi meglio: volevo raccontare a quante più persone possibile il grande potere che il cibo può avere sul nostro corpo e sulla nostra mente. Nelle mie ricerche ho scoperto che la maggior parte dei prodotti per la colazione e gli spuntini sono ricchi di zuccheri raffinati, latte in polvere e ingredienti dai nomi impronunciabili. Al contrario, la pecca di quelli più sani è che spesso mancano di gusto.
È per questo che abbiamo deciso di creare Clemi’s Market e di porci l’obiettivo di aiutare le persone a mangiare con consapevolezza, senza rinunciare al gusto - partendo dalla colazione.
Inès: A un certo punto della mia vita ho sentito un fortissimo richiamo dalla mia parte più imprenditoriale: ho lasciato una posizione importante in una multinazionale beauty, fondando la mia prima startup a Londra.
Il mondo delle startup mi ha insegnato tanto e mi spinge a migliorare giorno dopo giorno, ma è anche estremamente faticoso come percorso in solitaria.
A gennaio 2022 ho compreso che il mio reale desiderio era quello di condividere il mio viaggio imprenditoriale con qualcuno di cui mi fidavo e che avesse a cuore i miei stessi valori.
Nel frattempo, Clemi aveva gettato le basi del brand Clemi’s Market: e così, le ho proposto di unire le nostre forze.
Clementina & Ines: Siamo cresciute tra Milano, Londra e Roma e abbiamo vissuto in giro per il mondo da Madrid, a Melbourne, Amsterdam e New York. Queste esperienze all’estero hanno influenzato molto il nostro modo di vivere e di mangiare e abbiamo voluto racchiudere tutto questo in Clemi’s Market, un brand made in Italy dall’anima internazionale.
Quale impatto la vostra start up pensi stia avendo su altre donne intorno a te?
Clementina & Ines: Aiutiamo le donne a nutrirsi con gusto e consapevolezza, senza rinunciare al benessere e alla salute del proprio corpo. Non vendiamo o promettiamo false speranze, non è mangiando solo la nostra granola che improvvisamente uno si sentirà meglio ma vogliamo aiutare le donne a fare dei piccoli cambiamenti verso un'alimentazione più consapevole, partendo dalla colazione.
Inoltre visto che siamo la faccia del nostro brand speriamo di dare voglia alle donne che ci seguono di realizzare i loro sogni, di credere in se stesse, di avere il coraggio di provare e di non aver paura di fallire. Fare startup è un grande rischio ma è una grandissima scuola di vità che fa crescere personalmente e lavorativamente. Il nostro consiglio è sempre quello di partire da qualche parte e poi la scalata è un passo alla volta.
Dalla tua incredibile esperienza qual è stata la più grande ricompensa e la più grande sfida nell'essere CEO?
Clementina: Avendo lanciato il brand a Marzo 2022, essendo un'azienda molto giovane, penso che la ricompensa più grande fino adesso sia stata quella di aprire un brand di cibo biologico in Italia e senza nessuna esperienza nel campo. Vedere i prodotti in commercio, negli scaffali del negozio biologici e nelle case delle persone.
Qual è il miglior consiglio che avete ricevuto da un mentor?
Clementina: Di fare un passo alla volta. Tutto si risolve se si ha pazienza, perseveranza e grinta.
Inès: Che la cosa più importante è fare/agire e poi aggiustare il tiro. Se pretendiamo la perfezione fin da subito non andremo mai avanti, soprattutto in quanto donne tendiamo ad essere perfezioniste e questo ci limita molto. Bisogna cominciare e poi perfezionare.
Quando ti sei sentita maggiormente "empowered" nel corso della tua carriera?
Ines: Quando ho preso al 100% il controllo del mio destino decidendo di creare la mia propria azienda. Lavorando per altre persone non si ha il controllo di chi saranno i tuoi capi o i tuoi colleghi. Mi era capitato di lavorare con persone incredibili ma anche con persone tossiche.
Clementina: Sono orgogliosa di aver aperto l’azienda da sola in pieno lockdown, con amici e famigliari che mi dicevano che forse era meglio se smettessi visto che sarebbe stato impossibile… e invece due anni dopo siamo operative, mia sorella è entrata come co-founder, abbiamo tre investitori che hanno creduto in noi e siamo state prese al programma di B Wonder. Sono molto orgogliosa di aver creduto in me e nel mio potenziale, ma soprattutto quello che mi rende orgogliosa è di aver fatto cambiare idea alle persone che all’inizio avevano paura che facessi una scelta sbagliata.
Da MyChalom pensiamo che ogni badass woman abbia dovuto compiere un passo decisivo per arrivare dove si trova ora. Chiamiamo questo momento "TBS", The Big Step. Qual è stato il tuo?
Ines: Lasciare un una bella posizione da Marketing Manager in una grande multinazionale per seguire i miei sogni senza sapere esattamente cosa avrei fatto. È stato lo step più pauroso, una volta date le dimissioni tutte il resto è stato esilarante.
I votri 3 articoli preferiti di MyChalom Fall/Winter 2022
Clementina: Odette
Ines: Boots marrone scuro e chiaro
Per concludere, il vostro motto da badass woman
Inès: Crea la vita e la carriera che sogni, non è mai troppo tardi per cominciare. Mettiti in gioco e non pensare al giudizio degli altri.
Clementina: “To get through the hardest journey we need to take one step at the time, but we must keep stepping”
Scopri la loro ampia gamma di prodotti sul loro sito www.clemismarket.com .
]]>Raccontaci di te e come è iniziato il tuo percorso come CEO da B Heroes
Raccontare di me è complicato, ma perché ho avuto diverse vite.
Ho una vita “precedente” legata al settore della cooperazione internazionale e una vita attuale che è legata al mondo delle start up.
Prima nella mia vita altra mi occupavo di progetti di cooperazione che mi hanno portato in paesi lontani come l’India, il Nepal, El Salvador, il Guatemala… dove sono stata a contatto con le comunità locali e ho sviluppato il mio pensiero laterale e le mie capacità di problem solving, abilità che mi accompagnano ancora oggi sia nella mia vita personale che professionale.
A un certo punto c’è però stato un cambiamento graduale ma molto significativo nel mio percorso di vita e ho iniziato ad occuparmi dapprima di imprenditoria sociale, perché coerente con quello che avevo svolto precedentemente, e poi da lì ho avuto modo di conoscere le attività della neonata Last Minute Foundation.
A quel tempo B Heroes non esisteva ancora, era solo un’idea scritta su pezzo di carta, perciò sono stata chiamata, in particolare dalla Direttrice della Fondazione Mariateresa Rangheri Longheri, per dare vita a questo progetto.
Il percorso verso la figura di amministratore delegato è stato il frutto di una serie di passaggi che si sono succeduti, di successi ma anche di insuccessi, avvenuti in maniera abbastanza graduale.
Prima mi sono occupata del progetto in senso lato, essendo agli inizi bisognava occuparsi un po’ di tutto, poi mi sono assestata sul settore dell’accelerazione e sull’accezione Benefit del progetto.
Subito dopo c’è stata un’evoluzione fluida nel diventare amministratore delegato della società.
Com’è nato il progetto B Wonder e che impatto volete avere sullo scenario delle start up femminili italiane
Il progetto B Wonder è nato dapprima come Call For Women in collaborazione con Endeavor Italia.
È stato il frutto del nostro spirito di collaborazione con altri attori che fanno parte dell’ecosistema e dell’attenta analisi dei dati sull’imprenditorialità femminile in Italia, sia in termini di start up innovative che in termini Società di capitali
Dopo alcune edizioni di B Heroes abbiamo notato la rilevanza del tema della presenza femminile nel mondo imprenditoriale e rendendoci conto della necessità di intervenire.
A noi piace formulare delle teorie partendo dalla pratica, per questo motivo durante la pandemia abbiamo avviato un percorso di webinar che ha coinvolto varie figure: investitrici, imprenditrici, manager d’imprese…
I webinar erano volti a fare luce sul perché fosse tanto difficile coinvolgersi in un percorso imprenditoriale per le donne e perché il contesto Italia fosse così poco propizio per l’imprenditorialità femminile.
Insieme a questa iniziativa abbiamo lanciato la prima Call For Women che andava ad accelerare otto realtà: grazie a questa prima esperienza abbiamo avuto modo di strutturare maggiormente il nostro pensiero su quali fossero le problematicità del fare impresa in Italia per una donna.
Problematicità che riguardano sia il contesto, sia l’ecosistema.
Si tratta di temi come la conciliazione vita privata e lavoro, dei temi connessi alla cura dei familiari, in particolar modo dei figli, del carico mentale che ancora oggi le donne hanno all’interno della società; temi legati al vissuto delle donne stesse, ai molteplici rischi da dover gestire, dinamiche che si riferiscono a come il femminile è stato immaginato e costruito fino ad oggi.
L’obiettivo di B Wonder è duplice.
Vogliamo che le start up escano dal programma con delle competenze acquisite, dei network di supporto, con dei/lle mentor che possano occuparsi del loro sviluppo, della loro crescita e delle loro connessioni.
Desideriamo fare luce su quelle che sono le potenzialità delle donne in ambito imprenditoriale, dare spazio ad esse e operare una decostruzione dell’immaginario del femminile, togliendo quegli aggettivi creati dalla cultura e che vengono attribuiti alle donne al di fuori della loro individualità.
Abbiamo deciso di lanciare questo programma per fare in modo che le 1870 start up innovative, numero che si riferisce all’ultimo report del 1 aprile 2022 rilasciato dal Ministero Economico e da Infocamere, possano diventare sempre di più e che si possa avere un contesto italiano fertile, perché si nutre della ricchezza della diversità: una diversità maschile, una diversità femminile, una diversità di genere e di idee.
Nel momento in cui avete iniziato B Wonder, c’è stato un aumento anche delle partecipazioni femminili per quanto riguarda B Heroes?
Già dalla call successiva alla nascita di B Wonder abbiamo avuto un ritorno positivo anche su B Heroes. Sicuramente la presenza femminile vive con molta più adesione la call B Wonder, che è solo in parte un nostro obiettivo.
Abbiamo creato qualcosa con una finalità positiva, per dare visibilità e far sentire empowered un gruppo di persone, in questo caso le donne, ma poniamo costante attenzione al rischio che non diventi un “scatola chiusa”. E’ complesso e delicato tenere un buon bilanciamento.
È vero che le start up che applicano per B Heroes hanno una composizione anche femminile, ma non prevalenza, mentre su B Wonder abbiamo una prevalenza femminile.
B Wonder è stato chiamato così a seguito di un grande lavoro di ricerca.
Il nome ha due accezioni.
La prima si riferisce a Wonder Woman, perchè per molte di noi essere imprenditrici significa incastrare dei pezzi di vita che sono complessi per riuscire a costruire qualcosa di diverso.
Wonder però significa anche chiedersi, domandare, meravigliarsi.
C’è questa idea di andare oltre il tracciato prestabilito per cercare di strutturare cose nuove che possano destare meraviglia.
La scelta del nome di questa call non è necessariamente legata alla donna e all’imprenditoria femminile, ma ha un nucleo connesso alla possibilità di stupirsi e di meravigliarsi, dare spazio per immaginare orizzonti diversi e di conseguenza ampliare le possibilità per tutti.
Dalla tua incredibile esperienza qual è stata la più grande ricompensa e la più grande sfida nell'essere CEO?
La più grande ricompensa è sempre il team.
Non c’è nessuna cosa che si muove sulle persone da sole, le persone da sole possono avere grandi intuizioni, molto carattere, grande resilienza, capacità di leadership… ma non basta.
Quello che fa la differenza è quello che realizzi insieme alle persone che ti sono a fianco, questo in B Heroes è molto presente.
Tutti i grandi successi, come ad esempio l’ultimo evento Burning Innovation, sono stati tali perché c’è stata crescita delle persone, in termini di capacità di assumere ruoli sempre più complessi e di sfidare i propri limiti.
Come CEO, e quindi come persona che coordina le attività, è bello vedere il team ed i colleghi che crescono nel loro potenziale, è la soddisfazione più alta che si possa avere.
È questo che ti porti a casa nell’essere CEO, vedere come si creino dei gruppi coesi e che anche quando qualcuno decide di andarsene e dedicarsi a nuovi progetti, rimane sempre il senso di appartenenza.
Un’altra grande ricompensa è vedere tante delle nostre start up svilupparsi negli anni, a volte correndo anche il rischio di cambiare, rispetto ad alcune cose che non vanno bene, partendo da segnalazioni arrivate dalla partecipazione al percorso di B Heroes.
Vedere come siano state in grado di mettere in discussione le loro idee, cosa sana e positiva ma che per molti di noi non è per niente facile e come siano state in grado di cambiare e crescere.
Sono molto contenta del loro percorso e di quello che ho visto accadere in questi anni.
Le sfide più grandi sono due, la prima connessa al mondo del femminile.
Quando si è donna e giovane si riscontrano diverse difficoltà, molti pensano di potersene approfittare.
Sei donna quindi sei più gentile, più dolce, più accondiscendente… Lo scenario italiano fa ancora fatica su questo tema, è faticoso in alcuni contesti essere ascoltate soprattutto laddove c’è ancora una platea maschile.
C’è anche il rischio che, siccome il potere ha ancora una connotazione maschile, si debba agire mutuando quei connotati, il che è un po’ lontano dal mio stile.
La seconda sfida è sempre legata al tema del team.
Gestire le risorse umane, gestire delle persone a cui sei inevitabilmente connessa e legata, è difficile.
È difficile trovare il compromesso giusto, sapere quando evidenziare gli sbagli, quando essere duri e quando richiamare all’ordine persone con cui hai costruito effettivamente dei legami d’affetto, il tutto senza mai perdere la gentilezza.
Quale consiglio daresti a tutte le giovani donne che vogliono diventare imprenditrici
Essere BOLD, è uno dei pezzi della carta dei valori che scrivemmo quando è stata fondata B Heroes, e con BOLD non intendo solo l’essere audaci ma anche l’andare oltre quelli che sono i nostri bias.
Gran parte del potenziale femminile è bloccato dal tipo di cultura che abbiamo ricevuto, per una buona parte dell’universo femminile.
Molte donne devono venire a patti con una serie di cose prima di lanciarsi in un’avventura imprenditoriale, ad esempio la cosiddetta “sindrome dell’impostore”, la sensazione di inadeguatezza, il volersi lanciare ma dover tenere conto di un ampio corollario di implicazioni soprattutto se si ha una famiglia o dei figli. Pensieri che in realtà sono artefatti e totalmente gestibili.
Come ad esempio la maternità che come segnala Riccarda Zezza” “La maternità è un master”.
Con la maternità si acquisiscono una serie di competenze che sono molto utili nella gestione di un’impresa. Gestire una nuova vita in qualche modo ti arricchisce di capacità come quella del gestire il tempo e saper impostare le giuste priorità.
È un valore aggiunto e non un di meno, e se viene visto come un di meno dobbiamo interrogarci su che tipo di società stiamo costruendo e abbiamo costruito.
Tutto questo però significa essere audaci, essere disposte a negoziare prima di tutto con quello che abbiamo assimilato della nostra cultura, e non è facile.
In secondo luogo, consiglierei di ragionare seriamente sulle sinergie: io non credo che le donne non sappiano collaborare tra di loro.
Credo che ci siano dei costrutti che ci offrono una narrazione di maggiore difficoltà nella collaborazione, ma resto fermamente convinta del contrario.
Invito quindi a cercare dei role model e delle peers con cui creare dei percorsi, persone che sono nella tua stessa situazione e che possono aiutare a cambiare effettivamente le cose.
Quando ti sei sentita maggiormente "empowered" nel corso della tua carriera?
Ho dovuto affrontare tanti cambiamenti: di lavoro, di mansione, di città… Io sono napoletana e mi sono trasferita qui a Milano.
Credo che il momento in cui ti senti più empowered è quando in cuor tuo capisci che il cambiamento è qualcosa che necessariamente viene per fare del bene, anche quando si hanno delle resistenze perché molto spesso abbiamo più affetto per le nostre zone di comfort.
Prendere coscienza di questa disponibilità al cambiamento significa anche prendere coscienza della disponibilità e apertura nei confronti di nuove domande, che sono la vera traiettoria per crescere personalmente e professionalmente.
Il momento in cui una persona, lo riferisco a me in particolare, ma l’ho riscontrato anche nelle persone che mi stanno intorno, si sente empowered è quando si rende conto che ha la possibilità di pensare su di sé nuove identità, che può pensarsi in modo diverso e che può gestire queste inclinazioni.
Ci si può sentire spaventati e fragili, ma questa fragilità può essere trasformata in forza.
I momenti in cui mi sento molto forte sono quelli in cui percepisco che sto andando verso un cambiamento, so che quel cambiamento lo posso gestire, anche se significa perdere un pezzo di quello che ero in passato perché allo stesso tempo acquisirò qualcosa in più che mi porterà verso nuove consapevolezze.
Questo mi porta molta energia.
Da MyChalom pensiamo che ogni badass woman abbia dovuto compiere un passo decisivo per arrivare dove si trova ora. Chiamiamo questo momento "TBS", The Big Step. Qual è stato il tuo?
Uno dei passaggi più forti è stato quando ho lasciato il mondo della cooperazione internazionale per dedicarmi al mondo dell’imprenditoria, è stato un passaggio molto significativo che ha scompaginato il modo in cui gestivo le mie relazioni e la finalizzazione delle mie azioni.
Non agivo più per aiutare gli altri, ma in una logica di generazione di profitto.
La maternità ha indubbiamente rappresentato un altro momento della mia vita che potrei definire un TBS: un vero e proprio percorso di apprendimento, soprattutto quando affrontato da soli, come nel mio caso.
Trovarsi a gestire un bambino che cresce in una situazione di lavoro full-time e in una città che non è la tua è stato veramente un BIG STEP.
Ci sono poi tanti TBS fatti in B Heroes e di cui mi renderò conto solo quando terminerà questa mia esperienza o quando inizierà un nuovo ciclo, per i quali dirò: “Ecco, quelli sono stati proprio dei grandi passi”.
In realtà io credo che la cosa con cui dovremmo maggiormente negoziare siano i piccoli step significativi che facciamo ogni giorni, la nostra giornata è composta da tanti piccoli passi che alla fine possono essere visti nell’insieme come un grande passo, dobbiamo quindi accoglierli con consapevolezza.
Il tuo motto da badass woman
“Tratta i tuoi errori come frutto di intuizioni nascoste”
Ci sono molto legata, è un insegnamento che mi è arrivato quando ero in Nepal.
C’è un modo di considerare l’errore come qualcosa che non è sbagliato, ma è invece un errare, un vagare in una direzione che tu non sai.
Quindi è ovvio che farai alcuni passi “falsi”, perché stai vagando: ma questi passi falsi, questi errori, però a volte portano a delle intuizioni che sono importanti, se le sai cogliere.
Si tratta di avere cura del comprendere il perché si ha agito in un certo modo e trasformarlo in un cantiere di apprendimento per sé stessi.
“Le parole sono importanti”
È una frase di Don Milani, le parole sono importanti e a volte possono essere più violente delle armi.
È fondamentale imparare ad usarle perché tracciano confini e separazioni ed una società più inclusiva nasce anche da un uso più giusto del linguaggio.
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