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Arianna Pozzi // Founder @gaia_my_friend

Sono nata a Roma il 15 dicembre del 2003, fin da piccolissima sono stata appassionata di moda e viaggi. Ho frequentato il liceo scientifico con potenziamento linguistico da cui mi sono diplomata quest’anno e all’università frequenterò il corso Business Administration and Economics a Tor Vergata. Ho avuto l’opportunità di fare esperienze di studio all’estero, in particolare il trimestre in Canada mi ha dato l’opportunità di crescere moltissimo. Penso di essere molto determinata, lavoro con passione e dedizione per raggiungere i miei obiettivi, cercando di portare innovazione non solo nella sua azienda ma soprattutto nella mia generazione.

Raccontaci di te, personalmente, del tuo percorso e della tua start up

GAIA è il risultato di una mia grande passione, quella della moda. Fin da piccola sognavo di lavorare in questo mondo ma non avrei mai pensato che già a 15 avrei avuto una mia azienda. L’idea di GAIA, ovvero un’amica virtuale che conoscendo lo stile e le emozioni dell’utente consiglia i look da indossare, è nata da un’esigenza fortemente sentita da tutte le donne, ma non solo, ovvero: ‘’ Cosa mi metto oggi?’’.  Mi sono resa conto infatti che nonostante tutti gli stimoli presenti sul web non ci fosse niente in grado di risolvere un problema così sentito in modo personalizzato. GAIA infatti grazie all’innovativa AI emotiva di cui è dotata è in grado di consigliare gli outfit per l’utente sia con i capi che possiede e che sono stati caricati nell’armadio virtuale, sia con prodotti da acquistare tramite l’app. Un passo importantissimo per la realtà di GAIA è stato il rilascio della nostra collezione sostenibile di felpe e tshirt

Il mio percorso con GAIA, essendo iniziato quando avevo appena compiuto 15 anni, è stato un grande percorso di crescita personale e lavorativo. Ci sono stati sicuramente momenti di difficoltà, ma grazie a una buona organizzazione che mi ha permesso di conciliare scuola e lavoro, al mio team, ai miei amici e alla mia famiglia è stato tutto più semplice.

Quale impatto la tua start up pensi stia avendo su altre donne intorno a te?

L’impatto principale penso riguardi quello nella moda, ovvero ridare valore alla personalizzazione dei nostri outfit e fare scelte più consapevoli quando andiamo ad acquistare un prodotto, anche in ottica sostenibile. Dal punto di vista sociale spero che GAIA e la mia storia motivino le donne di tutte le età, soprattutto le più giovani, a credere nei propri sogni e lavorare sodo per realizzarli.

Dalla tua incredibile esperienza qual è stata la più grande ricompensa e la più grande sfida nell'essere CEO?

Soffro un po' della sindrome dell’impostore, quindi riconoscere i miei traguardi è sempre complicato. Uno dei più recenti è sicuramente stato vedere il mio nome nei Forbes Under 30. Ma in generale la mia ricompensa è sapere che il mio percorso con GAIA è stato di ispirazione a qualcuno. Di sfide ce ne sono tante ogni giorno, la più grande penso sia proprio legata alla responsabilità che questo ruolo richiede.

Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto da un mentor?

‘’ Le strade più impervie sono quelle che portano alle vette più belle’’, consiglio ricevuto dal mio più grande mentor di vita, mio padre.

Quando ti sei sentita maggiormente "empowered" nel corso della tua carriera?

Vista l’età molto giovane a cui ho cominciato a lavorare nel mondo delle startup mi è capitato di non sentirmi presa sul serio dai più grandi, ma quando ho visto che il mio lavoro veniva riconosciuto e non perso come un gioco è stata una grande soddisfazione.

Da MyChalom pensiamo che ogni badass woman abbia dovuto compiere un passo decisivo per arrivare dove si trova ora. Chiamiamo questo momento "TBS", The Big Step. Qual è stato il tuo?

Non ne ho uno specifico ma penso che dal momento in cui sia nata GAIA ad oggi, ogni scelta, ogni sacrificio e ogni rinuncia siano stati pezzi fondamenti di questo puzzle!

I tuoi 3 articoli preferiti di MyChalom Fall/Winter 2022

Diamond, super brillante per outfit pazzeschi

Per concludere, il tuo motto da badass woman 

‘’Why not?’’